Un nuovo gruppo sociale: gli operai
Contemporaneamente all'affermazione di Torino come capitale nazionale dell’industria crebbe l'importanza degli operai, un gruppo con una propria coscienza di classe, modelli e valori, disposto alla lotta per difendere salari e diritti.
Con lo sviluppo dell'industria in città, gli operai divennero ben presto un gruppo organizzato, sensibile ai principi del socialismo internazionalista che si diffondeva in tutt’Europa. Si svilupparono modelli culturali e di vita autonomi, associazionismo, cooperazione e mutuo soccorso, che trovarono l'appoggio e l'ammirazione anche di esponenti di ceti più elevati ed intellettuali (economisti, politologi, medici e scrittori, come ad esempio De Amicis). Con la nascita del Partito socialista (1892), l’ala intellettuale prevalse, emarginando la rappresentanza operaista.
Classe operaia volle anche dire proteste e scioperi, sostenuti da una nuova consapevolezza che portava ad una azione comune, senza più tutte le antiche divisioni corporative. Metalmeccanici, edili e pellettieri furono i più attivi, ma anche gli occupati delle manifatture più piccole presero parte alle azioni comuni. Le prime agitazioni furono soprattutto per i salari, ma progressivamente assunsero importanza maggiore quelle per le condizioni di lavoro e per i diritti.
Bibliografia
- Spriano, Paolo, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, G. Einaudi, Torino 1972
- Gian Mario Bravo, L'ideologia del movimento operaio, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 77-150
- Adriana Lay, Cultura, lotte, organizzazione del movimento operaio, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 151-178