Il Municipio agli inizi dell'Ottocento
La breve stagione d’entusiasmo sotto i Francesi, che pur esercitano un controllo centralizzato, e il successivo periodo napoleonico portarono molti mutamenti anche in Consiglio comunale.
Con l’arrivo dei Francesi tutto fu diverso nel Municipio torinese. Si rinnovò completamente il corpo decurionale (i consiglieri), le sedute divennero più frequenti e più rigorose le modalità di voto. Nell’entusiasmo d’una città che si rinnovava, intenso fu anche il dibattito in aula, su questioni come il rapporto con il governo provvisorio, le tasse, il bilancio (al Municipio fu assegnata una percentuale stabile delle imposte e nel 1802 fu emanata una legge su come redigere i bilanci comunali).
Il governo centrale vedeva però con sospetto ogni segno d’eccessiva autonomia. Anche l’avvento di Napoleone non mutò la fisionomia dell’assemblea, che rimase composta soprattutto di esponenti delle professioni, con alcuni giovani di nobili origini.
Pochi anni dopo, con la Restaurazione, si sarebbe cercato di riportare tutto al passato.
Bibliografia
- Rosanna Roccia, L'amministrazione comunale: continuità, subordinazione, resistenze, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. La città del Risorgimento (1798-1864), VI, Giulio Einaudi, Torino 2000, pp. 133-168
- Giuseppe Bracco, La finanza comunale, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. La città del Risorgimento (1798-1864), VI, Giulio Einaudi, Torino 2000, pp. 95-132 Vai al testo digitalizzato