Scheda: Tema - Tipo: Società e costume

La corte sotto Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I

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Emanuele Filiberto non ebbe  una propria residenza ducale e tenne una corte parca mentre con i successori spese e personale levitarono. Le corti come apparati politici oltre che cerimoniali. Le feste ducali in città.


Periodo di riferimento: XVI secolo

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  • sala 1580

Tornato a Torino nel 1563, Emanuele Filiberto non si costruì un palazzo, andando ad abitare in quello dell’arcivescovo, per evitare una spesa che considerava eccessiva. La Casa, insieme ai gentiluomini e al personale che vi appartenevano, fu però organizzata con cura, suddivisa tra Casa vera e propria, Camera, la parte più privata, e Scuderia. Il duca ne controllava personalmente le spese. Mancando un palazzo, si dovettero sistemare i gentiluomini di corte in quelli cittadini, con notevoli spese per il Municipio, poi divise con il duca con una convenzione.

Anche la moglie Margherita ebbe una propria corte, impreziosita di raffinatezza francese e cultura.

Carlo Emanuele I, che sin da ragazzo aveva avuto la sua corte, salito al trono se ne fece una ben più grande e splendida di quella del padre anche se organizzata nello stesso modo classico. Raddoppiò il personale,da 120 a 241, triplicandone quasi le spese. Quando si sposò, alla sua s’aggiunse la corte della moglie, l'infanta Caterina, meno grande ma ancor più sfarzosa. Fu edificato il palazzo dei duchi (Palazzo Reale).

Le corti non erano solo apparati cerimoniali, ma anche, o soprattutto, organizzazioni politiche e diplomatiche, ove i funzionari più importanti vedevano mutare le loro fortune in base alle scelte di governo e d’alleanze.

Con il ritorno dei duchi, Torino divenne anche teatro di splendide feste, arricchite di apparati decorativi, costumi, fuochi artificiali.