Scheda: Tema - Tipo: Architettura e urbanistica

La Falchera

Episodio simbolico nel panorama architettonico e urbanistico del dopoguerra a Torino: l’ideale di un quartiere autosufficiente si scontra con la realtà dell’emarginazione dalla città.


Lat: 45.12483 Long: 7.70886

Inizio: 1951 - 1967

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Categorie

  • edilizia popolare | quartiere

Tag

  • mostra contemporanea | trasform

Il quartiere della Falchera è una delle unità residenziali realizzate a Torino nell’ambito del programma Ina-Casa, l’intervento di maggiore risalto nel panorama architettonico e urbano torinese dell’immediato dopoguerra. Costruito su terreni agricoli ai bordi dei confini comunali oltre la Stura, il nuovo quartiere è progettato per essere un’unità satellite di 1.446 alloggi, del tutto autosufficiente (condizione rafforzata dalla posizione periferica rispetto alla città): la concretizzazione delle teorie sull’unità di vicinato, in quel periodo al centro dell’ampio dibattito che occupa gran parte della pubblicistica architettonica e urbanistica italiana. Il piano dell’insediamento è redatto dagli architetti Giovanni Astengo (capogruppo), Sandro Molli Boffa, Mario Passanti, Nello Renacco e Aldo Rizzotti, già autori della proposta di sviluppo urbano di Torino lungo una direttrice nord-sud presentata nel 1947 nel Piano regionale piemontese. I blocchi residenziali, di altezza massima pari a tre piani fuori terra, sono disposti secondo una linea spezzata che genera una serie di corti aperte e che cerca la massima esposizione a sud delle facciate. Il piano definisce anche il tipo di muratura (laterizio a vista) e di copertura (a falde in coppi) degli edifici, richiamando i miti della tradizione locale come delle coeve esperienze nordeuropee, rielaborati in chiavi diverse dai vari professionisti chiamati a progettare i singoli blocchi (Ettore Sottsass Sr., Gino Becker, Augusto Romano, oltre agli stessi autori del piano). Tradizionali sono anche le tecniche costruttive, dettate – tra l’altro – da principi di economia di realizzazione. Il piano, consegnato nel 1951, viene successivamente fatto rientrare all’interno di un piano di ricostruzione approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1954. Il carattere autonomo del quartiere, enfatizzato nel progetto iniziale dalla presenza di negozi, bar, uffici, un cinema, scuola, chiesa, si tramuta presto in emarginazione dalla città, di cui doveva essere avamposto nel suo sviluppo verso nord.

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
LA FALCHERA
Via degli Ulivi, Via dei Tigli, Viale Falchera, Via Sant'Elia

Quartiere di edilizia popolare.
Nucleo urbano di edifici civili, di valore ambientale e documentario. Tipico e significativo esempio di edilizia popolare degli anni Cinquanta del Novecento.
Su progetto del 1953 ad opera degli architetti M. Passanti, G. Astengo, N. Renacco, A. Molli-Boffa, E. Sottsass, edificazione tra il 1954 e il 1958 del complesso suburbano autosufficiente, pianificato ad edilizia residenziale pubblica.

IACP, 1967; Id., 1972; Metron, 1954, n. 53-54; Urbanistica, 1957. n. 50-51,1963, n. 39; Edilizia Popolare, 1972, n. 104; AA.VV.. Guida, 1982. pp. 138-140.
Tavola: 7/8

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
LA FALCHERA
Strada del Villaretto

Cascina di pianura.
Edificio rurale di valore documentario e ambientale, esempio di cascina di pianura con importante portale di accesso e bel viale di platani. La struttura è ancora inserita in area verde ed in uso agricolo.
Edificio rurale già presente alla fine del Settecento, indicato dal Grossi in proprietà a Giacomo e Francesco, fratelli Falchero.

A. GROSSI, 1790. p. 153; CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA, 1791, B. 6; PLAN GEOM
ÉTRIQUE, 1805; [Catasto RABBINI], 1866: TOPOGRAFIA / DELLA CITTÀ. 1840; E. GRIBAUDI ROSSI. 1970, p. 254.
Tavola: 7

p. 554

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Ente Responsabile

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