Scheda: Tema - Tipo: Società e costume

Il sindacato e la fabbrica dagli anni Cinquanta al 1980

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Dopo aver attraversato un periodo incerto sino alla soglia degli anni ’60, il movimento sindacale e le rivendicazioni dei lavoratori conobbero il loro periodo più intenso nei venti anni successivi, una stagione che si chiuse nel 1980.


Periodo di riferimento: 1950 - 1980

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Negli anni ’50, le rivendicazioni sindacali furono centrate soprattutto sull’organizzazione del lavoro in fabbrica, oltre che sui salari, ma la Fiat riuscì a contenerle anche garantendo premi a chi non scioperava. La sconfitta della Fiom all’elezione per le Commissioni interne Fiat (1955) avviò un periodo di «sindacalismo collaborativo», conclusosi a fine decennio con il rinnovo contrattuale 1959-60. Uno degli episodi principali della ripresa conflittualità furono gli scioperi del 1962 nelle grandi fabbriche, sfociati a luglio in 3 giorni di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in piazza Statuto.
Dopo la breve diminuzione per la congiuntura economica negativa del 1964-65, che portò disoccupazione, le lotte operaie ripresero dal 1966-67, per poi moltiplicarsi dal 1968-69. Comparvero nuovi soggetti e nuovi contenuti che sfuggivano al controllo dei sindacati. Risalgono al 1969 gli scontri di corso Traiano, cui parteciparono pure studenti, mentre nel settembre dello stesso anno il 98% degli operai di Mirafiori aderì allo sciopero generale dei metalmeccanici: cominciava l’«autunno caldo».
Negli anni ’70 la conflittualità si mantenne elevata, e si svilupparono nuovi metodi di lotta quali le fermate spontanee, il rifiuto di mansioni ripetitive o nocive e i cortei interni. Si diffuse la contrattazione decentrata e furono ottenuti miglioramenti sia nelle condizioni di lavoro che nei salari. Questa stagione si concluse con la «marcia dei 40.000».