Scheda: Tema - Tipo: Cultura e istruzione

L'Università nella prima metà dell'Ottocento

Le Facoltà universitarie torinesi furono sottoposte a ferreo controllo ideologico nella prima metà dell’Ottocento, ma  si iniziavano a intravedere elementi di modernità.


Periodo di riferimento: XIX secolo
prima metà

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  • sala 1808

L’Università ottocentesca fu sottoposta a un attento controllo delle autorità, ancor più dopo la parte avuta dagli studenti nei moti dei 1821.

I controlli più severi furono in ambito ideologico, ma ci si occupò pure di limitare la cooptazione dei docenti, di offrire miglior qualità dell’insegnamento e di dare sbocchi occupazionali.

Presto l’insegnamento del Diritto assunse anche ruolo di formazione del cittadino, particolarmente rilevante nella prospettiva delle riforme di metà secolo e vi furono docenti di note simpatie liberali (come Giuseppe Buniva). La Filosofia era, invece, di stampo rosminiano avversa a scuole e teorie più avanzate (Rousseau, naturalismo, deismo), mentre più poeticamente risorgimentali erano le Belle lettere, spesso concentrate sui martiri dell’indipendenza. La Storia era volta a fornire legittimazione all’opera unitaria di Casa Savoia, con un ferreo controllo su testi di vicende politiche e memorialistica.

Intorno alla cattedra d’Economia, temporaneamente abolita dopo il 1821, si svolse un serrato dibattito su temi attuali come debito pubblico, tasse, rapporto con le nuove dottrine socialiste.

Medicina e Chirurgia subirono pesanti epurazioni dopo la caduta dei Francesi, furono sottoposti a ferreo controllo i loro membri «liberalleggianti» e le ricerche più avanzate; l’insegnamento dell’Ostetricia era pressoché inesistente. Parziali riforme della facoltà seguirono l’epidemia di colera degli anni Trenta, ma le strutture rimasero insufficienti. In ascesa era, invece, la Facoltà di Veterinaria.

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