Scheda: Tema - Tipo: Economia e industria

Vittorio Valletta e la fabbrica

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Negli anni del boom economico Torino divenne progressivamente la «città dell’auto», che, direttamente o indirettamente, lavorava e produceva per la Fiat.


Periodo di riferimento: 1946 - 1966

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  • sala 1961

La Fiat, futura capofila dello sviluppo industriale torinese e nazionale, beneficiò nella ricostruzione dei fondi del piano Marshall, tanto che nel già 1947 i suoi impianti risultavano ricostruiti. Vittorio Valletta era rientrato alla guida della fabbrica nel 1946 (dopo un breve processo per epurarlo, risoltosi con l’assoluzione), e vi rimase come presidente sino al 1966. Fu tra i pochi dirigenti italiani, assieme ad Olivetti, a credere in un possibile e rapido sviluppo industriale italiano guidato dal settore automobilistico, e sin dal 1947 legò a sé le piccole aziende fornitrici, imponendo loro una riduzione dei prezzi del 25%.
Nel 1963 la Fiat produsse oltre un milione di veicoli; nel 1970 dagli stabilimenti di Mirafiori, Rivalta e Lingotto uscirono 1.419.000 vetture. I veicoli commerciali passarono dai 31.000 degli anni ’50 ai 131.000 del 1970, mentre decuplicavano pure le macchine agricole (da 4-5.000 a 50.000).
Torino ebbe la maggiore specializzazione produttiva d’Italia e, negli anni ’60, vi lavorava oltre l’8% degli addetti nazionali all’industria (38% nel settore mezzi di trasporto). Alla catena di montaggio c’erano soprattutto giovani meridionali (maggior parte della manodopera), mentre di età più matura erano capisquadra e specializzati; non mancavano inoltre le donne (12% circa), che nel 1962 ottennero la parità salariale.
La Fiat volle anche istituire iniziative collaterali, in parte già sorte nel ventennio fascista, per i propri dipendenti: tra queste le case-Fiat, la mutua per i dipendenti, le colonie e gli impianti sportivi.

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