Lo stabilimento Valdocco visto da sud.
Nel 1917, in pieno periodo bellico, la Fiat acquisisce il gruppo delle Ferriere Piemontesi e delle Industrie Metallurgiche, che si trovano nell’area tra il fiume Dora e corso Rosai.
La Fiat si aggiudica così un’impresa specializzata non solo nella fusione e nella produzione di acciai, ma anche nella realizzazione di macchine utensili, di parti per auto – ruote e cerchioni – di apparati elettrici e motori e di comparti per carrozzeria.
Nell’ottica di una politica di ingrandimento delle strutture legata all’incremento della produzione si provvede ancora, tra il 1925 e il 1927, a un ulteriore potenziamento degli impianti; in particolare lo stabilimento di Valdocco ospita l’Acciaieria 1, i laminatoi e il reparto finimenti.
Le tipologie di edificio ricorrenti in queste aree consistono in edifici in muratura e capannoni in carpenteria metallica, di cui rimane testimonianza nell'esoscheletro in ferro che ospita il centro servizi dell'Environment Park. Un altro segno della presenza delle Ferriere è la tombatura della Dora, che metteva in comunicazione i vari stabilimenti.
Dall’inverno del 1942 fino al 1944 si abbattono sugli impianti delle Ferriere i bombardamenti dell'aviazione alleata che però provocano, nel complesso, danni relativamente modesti. Nello stesso periodo l’attività di opposizione al regime trova nella fabbrica uno dei principali centri.
Malgrado i danni arrecati alle Ferriere dagli eventi bellici ed insurrezionali, la produzione riprende a partire dal 1946.
Le Ferriere Fiat continuano a lavorare con questa denominazione fino al 1978, anno in cui è costituita la Teksid, azienda che raggruppa tutte le attività metallurgiche e siderurgiche della Fiat e che, nel 1982, cede i propri stabilimenti torinesi all’IRI. L’IRI ridistribuisce le attività assegnando alla IAS – Industria Acciai Speciali – lo stabilimento di Valdocco. La cessazione della produzione risale al 1989, mentre la chiusura degli stabilimenti avviene nel 1992 e la loro demolizione nel 2005. Le Ferriere Fiat arrivano ad occupare l’intero territorio compreso tra il fiume Dora, corso Principe Oddone, via Ceva e via Livorno; assorbendo nel tempo le industrie preesistenti. Dell'antica area industriale oggi restano soltanto alcune strutture del vecchio stabilimento, restaurate e testimonianze di archeologia industriale.