Scheda: Tema - Tipo: Cultura e istruzione

L'Università nel Seicento

Nel XVII secolo l’Università torinese funzionava ormai in modo regolare, con un’unica interruzione durante la guerra civile del 1642-46. Lo sviluppo dell’apparato pubblico rendeva attraente la facoltà di Diritto, ma assai frequentate erano quelle di Diritto canonico, Medicina e Teologia. Il governo dell’Ateneo era conteso fra autorità accademiche e collegi dei dottori, che esaminavano i curricula dei candidati e conferivano le lauree, così che spesso l’insegnamento si svolgeva fuori delle aule ufficiali.

Nel 1674 il duca tentò di porre freno a ciò dando maggiori poteri alle autorità accademiche e imponendo che si potesse laureare solo chi dimostrava di aver seguito gli insegnamenti ufficiali.

Anche l’attività dei docenti fu più strettamente disciplinata, dopo che il loro aumento, e soprattutto quello dei lettori, avevano frammentato l’insegnamento, non necessariamente migliorandolo. La selezione del corpo insegnante avveniva spesso per raccomandazione, questo abuso tornò a manifestarsi negli anni di reggenza, in cui il potere centrale era più debole.

Non mancarono docenti prestigiosi, come Fantoni e Torrini a Medicina. I metodi erano ancora d’impianto medievale, i contenuti comprendevano elementi sia tradizionali che più moderni.

Gli studenti erano suddivisi in «nazioni» a seconda della provenienza. Anche nei loro confronti, intervenne la volontà d’accentramento ducale ridimensionandone i privilegi.

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