Scheda: Tema - Tipo: Istituzioni civili, militari e religiose

La Chiesa nel XVII secolo

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Nell’età della Controriforma Torino divenne simbolo di ortodossia e modello di pratica religiosa per tutto lo Stato; vi si abbellirono gli edifici di culto e aumentarono Ordini religiosi e confraternite.


Periodo di riferimento: XVII secolo

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  • sala 1680

Nel XVII secolo la Chiesa torinese si consolidò e rafforzò; ne è dimostrazione il Duomo, ove le cappelle prima abbandonate furono ripristinate, si ebbero svariati abbellimenti, le funzioni si fecero più solenni e spesso si tennero alla presenza dei duchi in un’esemplificazione del legame trono-altare.

Nelle parrocchie era attivo un cospicuo numero di preti regolari, uniformemente preparati nei seminari diocesani, parecchi erano gli Ordini religiosi maschili (17) e femminili (9), tradizionali o nuovi (come Filippini e Gesuiti), spesso sovvenzionati da Casa Savoia; in più, vi erano una sessantina di compagnie religiose, più di 20 tra confraternite e consorzi religiosi. Parecchie chiese furono rinnovate o riedificate. Diffusa era la devozione popolare centrata sul culto dei santi e della Vergine, oltre che sui miracoli, in particolare quello cittadino del Corpus Domini.

Stretti furono anche i legami con il Municipio, oltre che per la chiesa del Corpus Domini, anche perché le scuole «basse» (primarie) erano affidate ai padri Somaschi e molti consiglieri appartenevano alla religiosa compagnia di San Paolo.

L’azione di rinnovamento della Chiesa torinese fu condotta soprattutto dagli arcivescovi Giulio Cesare Bergera, Michele Beggiamo (suo nipote) e Michele Antonio Vibò, tutti di famiglie legate ai duchi, attenti a difesa della fede, alla lotta contro i riformati (valdesi) delle valli e al rinnovamento disciplinare tipico della Controriforma: il capoluogo doveva divenire emblema dell’ortodossia e modello per l’intero Stato.