La Reggia di Venaria Reale (Belvedere). Fotografia di Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion di Persano, 2010. © MuseoTorino
La torre del Belvedere è tra le parti della Reggia di Venaria progettate ex novo a metà Settecento dall’architetto di corte Benedetto Alfieri e costituisce l’elemento di raccordo tra il padiglione garoviano di levante - architetto Michelangelo Garove (1648-1713) - e la chiesa di Sant’Uberto.
Il palazzo di Venaria Reale, iniziato dal Primo Ingegnere ducale Amedeo di Castellamonte (1610-1683) su committenza di Carlo Emanuele II (1634-1675) e ampliato poi dagli architetti di corte Michelangelo Garove (1648-1713), Filipppo Juvarra (1678-1736) e Benedetto Alfieri (1699-1767), spicca tra le residenze facenti parte della corona di delitie (cioè il circuito delle residenze dei Savoia connesso con la città capitale) per la sua grandiosa imponenza e per l’importanza rivestita nella storia della cultura architettonica piemontese. Benedetto Alfieri, Primo Architetto Regio di Carlo Emanuele III (1701-1773) dal 1739, si occupa di conferire unitarietà e maggiore funzionalità all’intero complesso, rendendolo adatto a ospitare la famiglia reale con tutta la corte al suo seguito. Nell’ambito dei lavori per ampliare gli appartamenti e aggiungerne di nuovi, si costruisce la manica che connette il padiglione garoviano di levante con la chiesa di Sant’Uberto, il cui punto di snodo è segnalato da una torre - belvedere, costruita tra il 1751 e il 1752. Questa struttura fa parte del progetto di Alfieri per la definizione del nodo irrisolto tra chiesa iuvarriana e piazza, ma le ulteriori scuderie a chiusura del complesso verso la via Maestra (attuale via Andrea Mensa) non verranno mai realizzate, così come la torre - belvedere orientale. Il Belvedere è connotato all’esterno dall’uso di lesene a doppia altezza nella parte inferiore e da serliane sormontate da un arco nella parte superiore. All’interno, il salone centrale al piano terreno, ambiente molto luminoso dai cui finestroni la vista abbraccia borgo e chiesa, è caratterizzato dalla presenza di grandi nicchie in cui sono state recentemente ricollocate le statue in marmo di Valdieri raffiguranti le Quattro Stagioni, realizzate tra il 1739 e il 1752 dallo Studio di Scultura sotto la guida dello scultore messinese Simone Martinez (1718-1757), nipote di Juvarra, che erano state trasferite nell’Ottocento nei giardini di Palazzo Reale. Dopo il recente restauro del complesso (1997-2007), l’ambiente ha riacquistato la sua originaria dignità architettonica, connotata da una decorazione raffinata, ma estremamente semplice.