Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Torre Mirafiori

Realizzata tra il 1970 e il 1974, rappresenta la declinazione architettonicamente più interessante, con echi della cultura Pop, del disegno del locale Piano di zona, che comprende, oltre che a quella di Jaretti e Luzi, altre dieci torri di uguale altezza, allineate sulle vie Nichelino e Cercenasco.


Indirizzo: CORSO UNIONE SOVIETICA 409

Categorie

  • abitazione | condominio | torre

La cosiddetta “Torre Mirafiori”, realizzata dagli architetti Sergio Jaretti Sodano ed Elio Luzi tra il 1970 e il 1974, rappresenta la declinazione architettonicamente più interessante del disegno del locale Piano di zona (del 1963, opera dell’arch. Rosa Renoglio, collaboratrice di Giorgio Rigotti) che si sviluppa tra i corsi Benedetto Croce e Unione Sovietica e che comprende, oltre che a quella di Jaretti e Luzi, altre dieci torri di uguale altezza (quindici piani, compreso il livello tecnico, per 60 metri), allineate sulle vie Nichelino e Cercenasco a definire lo spazio verde che ospita i bassi edifici delle scuole.

Le torri, tutte dall’identica impronta planimetrica “a farfalla”, sono collegate a coppie da blocchi edilizi di tre piani, mentre un percorso porticato continuo, addossato esternamente ai volumi costruiti, lega insieme la quasi totalità del complesso, attestandosi in piazza Guala. Nel trattamento delle facciate dell’edificio si evidenzia l’adesione all’estetica della cultura Pop, in collaborazione con esponenti dell’Arte povera, come Gilberto Zorio. La maglia strutturale di pilastri cilindrici binati è colorata di nero, mentre i riquadri da questa delimitati sono rivestiti da mattonelle policrome, originariamente fluorescenti, che nelle intenzioni avrebbero dovuto mutare colore in funzione delle variazioni atmosferiche (gli originari colori blu e rosa si stabilizzarono sui toni del grigio e del giallo); i parapetti metallici verniciati di rosso, gli armadietti esterni dal disegno “a garitta” in vetroresina turchese, le tende arancioni, la piscina sul tetto contribuiscono all’aspirazione di elevare gli standard estetici della “città senza qualità”.

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