Scheda: Tema - Tipo: Cultura e istruzione

Il calendario scolastico nelle scuole postunitarie

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Il giovedì è giorno di riposo e in estate le ore di lezione diminuiscono per permettere agli alunni di aiutare le proprie famiglie nel lavoro nei campi: il calendario scolastico, specchio dei diversi periodi storici, ha subito profonde modifiche nel tempo.


Periodo di riferimento: XX secolo

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  • scuola

Negli anni immediatamente postunitari le giornate scolastiche sono suddivise in tre ore di lezione antimeridiane e due ore pomeridiane. Questa scansione viene ridotta nel periodo estivo, a partire dal primo luglio, a solo quattro ore mattutine, per permettere agli alunni di contribuire alle mansioni familiari, in particolare a quelle legate al lavoro nei campi.
L’anno scolastico inizia a ottobre e termina a luglio, con agosto e settembre dedicati alle vacanze estive. Il giovedì è giorno di riposo perché lo Stato, per venire incontro a “natura del lavoro intellettuale, condizioni particolari di sviluppo dei fanciulli della scuola elementare e l’obbligatorietà della frequenza […] credette necessario disciplinare per il periodo più breve della settimana l’alternarsi del lavoro col riposo”¹. Si stabilisce quindi che non vi possono essere 4 giorni successivi di lezione, senza una pausa infrasettimanale. Lo Stato si occupa anche di disciplinare i giorni di vacanza: 12 giorni da suddividersi tra Natale, Carnevale, Pasqua e altri 4 giorni stabiliti dai Comuni. La competenza per la formazione del calendario scolastico è in un primo tempo riservata al Provveditore agli studi, poi al Consiglio Scolastico Provinciale e infine al direttore didattico. L’inizio dell’anno scolastico non è stabilito con un giorno fisso, l’unica attenzione che il direttore deve avere – secondo le disposizioni del 1923 - è di rispettare i 180 giorni di lezione, di cui 150 dedicati allo svolgimento del programma e 30 a interrogazioni e verifiche. Se necessario, il direttore può anche utilizzare alcuni giovedì, generalmente di sospensione delle lezioni, per compensare altri giorni di vacanza. Questa attenzione è legata alla necessità di venire incontro alle esigenze del lavoro nei campi e a quelle delle famiglie operaie, i cui figli spesso aiutano i genitori, come ribadisce la circolare n.94 del 24 settembre 1925 che afferma “la possibilità di concedere speciali periodi di ferie in corrispondenza ai periodi di un maggiore impegno nell’opera dei campi o delle officine, riuscirà molto gradita alle classi operaie ed agricole, le quali saranno volentieri disposte ad accettare in cambio che i fanciulli si rechino alla scuola in taluni giovedì o altre feste rituali”. A partire dal 1926 (circolare ministeriale n. 62 del 21 agosto 1926) si stabilisce che il calendario scolastico debba chiudersi, compreso il periodo di esami, entro il 30 giugno. Le motivazioni che portano a questa decisione sono legate a ragioni igieniche: per alunni e docenti è molto faticoso affrontare gli esami con il caldo e durante il periodo estivo è necessario inviare i ragazzi deboli nelle colonie estive.

Note

1. Giovanni Marchesini (a cura di), Dizionario delle scienze pedagogiche, Milano, Società Editrice Libraria, 1929, vol. I, p. 213 e ss.

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