Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Libera Arduino (Torino, 1929-1945)

Operaia e attivista politica, partecipa alla Resistenza come staffetta; muore trucidata dai fascisti. Alla memoria di Gaspare, Vera e Libera Arduino è stata intitolata una via già denominata "Via re Arduino".


Nascita: 13 Settembre 1929

Morte: 12 Marzo 1945 - 13 Marzo 1945

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Libera Arduino nasce a Torino il 13 Settembre del 1929, secondogenita di una famiglia operaia di militanza comunista. Il padre, Gaspare Arduino (1901-1945) è operaio alla Fiat e la madre, Teresa Guala, alla Manifattura Tabacchi. Dopo aver conseguito la quinta elementare inizia a lavorare presso l’industria meccanica Castagno. Introdotta alla politica dal padre e dalla sorella Vera (1926-1945), partecipa assieme a loro alle attività clandestine del Partito comunista italiano (Pci). Assieme al padre e alla sorella a partire dal 1943 partecipa alla Resistenza e entra nei Gruppi di difesa della donna aggregati alla XX Brigata Garibaldi Sap occupandosi del servizio di assistenza in Barriera di Milano. La notte dell’11 Marzo del 1945 è catturata nella sua abitazione di Via Moncrivello 1 da fascisti appartenenti alle Brigate nere, fintisi partigiani. Assieme a lei sono arrestati la sorella Vera, il padre Gaspare, un ospite, Alberto Ellena e due vicini di casa, Rosa Ghizzone e il marito Mario Montarolo. Il padre Gaspare è fucilato la sera stessa in Corso Belgio assieme a Mario Montarolo, mentre Alberto Ellena riesce a fuggire. Libera e Vera, trattenute per due giorni assieme a Rosa Ghizzone, sono trucidate la notte fra il 12 e il 13 Marzo del 1945 sulla sponda del Canale Pellerina a Torino. Rosa Ghizzone riesce a scappare ma muore quattordici mesi dopo per le ferite riportate quella notte. A Vera e Libera Arduino è dedicata una via cittadina, una lapide in corso Lecce e un istituto superiore statale.

Pane nero

"Per il funerale delle Arduino alcune fabbriche hanno mandato delegazioni, altre durante i funerali si sono fermate. Alla Paracchi, la fabbrica dei tappeti, una ragazza è salita sul tetto e ha messo la bandiera rossa. Un compagno elettricista, che era nelle SAP, aveva staccato tutti i fili d'allarme perché i fascisti non chiamassero i rinforzi. Questa ragazza ha anche parlato là dentro alle operaie, poi l'abbiamo fatta scappare". "Ricordo quando ho partecipato ai funerali delle Arduino. Io tenevo sotto braccio mamma Arduino che sembrava inebetita, seguivano l'altra bambina Bruna e poi molte donne e uomini. Per via Catania abbiamo visto venirci incontro un operaio in bicicletta che gridava: 'Gli uomini fuggano tutti perché davanti al cimitero ci sono i fascisti, ce ne sono già due camion carichi'. Così gli uomini si sono allontanati, davanti al cimitero siamo arrivate solo noi donne".

 

Mafai, Miriam, Pane nero: donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, A. Mondadori, Milano 1987, pp. 252-253

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Archivio storico della Città di Torino, 1947 - IX 6, Gabinetto del Sindaco, c. 645, f. 8
  • Asct, Urbanistica e Statistica, deliberazioni della Giunta popolare, 10 novembre 1945, verbale 37

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