Scheda: Tema - Tipo: Architettura e urbanistica

Cinte daziarie

Le due cinte daziarie torinesi (1853 e 1912) hanno lasciato un segno profondo nell’urbanistica torinese. Dalla loro dismissione, con il recupero degli ampi sedimi pubblici, sono nate le due principali strade anulari della città.


Periodo di riferimento: 1853

Periodo di riferimento: 1930

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  • mura

1853: una cinta per l’erario e per la difesa

Privata della secolare cinta fortificata, demolita secondo l’editto (23 giugno 1800) emesso da Napoleone pochi giorni dopo la battaglia di Marengo, Torino, che sin dall’età romana risultava chiusa da un perimetro difensivo, diviene una città aperta per circa mezzo secolo.
Il momento in cui, nel 1853, si decide di costruire la prima cinta daziaria – ovviamente a scopi fiscali -, corrisponde alla fase in cui il regno di Sardegna si stava proponendo come fulcro motore dell’unità d’Italia, con un possibile – e paventato – coinvolgimento della sua capitale in attacchi bellici da parte delle potenze oppositrici. La cinta daziaria, al di là delle funzioni sue proprie, viene quindi investita anche di quelle di difesa militare, nel caso in cui si dovesse organizzare la città come campo trincerato. Il muro che con le due strade parallele, una interna e una di circonvallazione, costituiva la cinta daziaria, sviluppandosi per oltre una dozzina di chilometri nella sola parte a ovest del Po, viene infatti munito di feritoie e di garitte in muratura, ad intervalli di due-trecento metri l’una dall’altra.
Sebbene gli apparati predisposti a scopi difensivi non saranno mai utilizzati, l’infrastruttura daziaria manterrà comunque intatto il proprio carattere militare, con i varchi presidiati per il controllo di merci e uomini, le caserme per il personale, i corpi di guardia alle porte.

La seconda cinta del 1912

La cinta daziaria del 1853 è attiva sino al 1912, determinando, nella fase di espansione, due diverse realtà: all’interno una città pianificata e regolamentata, mentre fuori cinta l’aggregazione urbana era di fatto soggetta unicamente alla logica della proprietà fondiaria.
A seguito del Piano Unico Regolatore e di Ampliamento (1906 – 1908) si rende necessaria l’estensione del perimetro daziario. Una prima soluzione contestuale al piano (la cosiddetta “linea Frola”) non viene realizzata a causa dei contrasti nell’Amministrazione comunale, provocando la caduta di sindaco e giunta. Solo nel 1912, con una legge apposita, viene approvata e costruita la nuova cinta daziaria, che racchiude una superficie ben più vasta della precedente, con un perimetro, nella sola parte a ovest del Po, di ben 23 chilometri (fig. 1). Con l’abolizione delle cinte daziarie decretata dal governo fascista nel 1930, anche la linea di cintura novecentesca cessa di esistere.

I segni delle due cinte oggi

La dismissione delle due cinte daziarie, liberando spazi pubblici di notevole dimensione, ha permesso di creare due percorsi anulari di ampia sezione, che caratterizzano tuttora la morfologia della città, in particolare nella zona piana alla sinistra del fiume Po. In corrispondenza della cinta del 1853 si sviluppa l’anello dei corsi: Bramante, Pascoli, Ferrucci, Tassoni, Svizzera, Mortara, Vigevano, Novara, Tortona. Sul sedime della cinta daziaria del 1912 è articolato il percorso di circonvallazione urbana delle vie Vigliani, Reni, Maria Mazzarello, De Sanctis, Cossa, Sansovino, Veronese, Botticelli (fig. 2). Si conservano, oltre alle tracce degli anelli viari, alcuni manufatti di servizi daziari.

Fonti Archivistiche

  • Archivio Storico della città di Torino (ASCT), Tipi e disegni, cartella n. 20

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