Scheda: Tema - Tipo: Architettura e urbanistica

Centro Europa

Un quartiere di edilizia convenzionata che tenta metodi di prefabbricazione nuovi da applicare poi su vasta scala; programma disatteso nelle successive esperienze di edilizia convenzionata.
Sorto in seguito alla convenzione stipulata fra la fabbrica UPIR e il Comune di Torino ai sensi della legge 167, il Centro Europa fu articolato in grandi edifici a undici piani fuori terra realizzati tramite un sistema di prefabbricazione che consentì una sensibile riduzione dei costi.

 


Lat: 45.037856 Long: 7.61865

Inizio: 1968 - 1974

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Categorie

  • edilizia popolare | quartiere

Tag

  • mostra contemporanea

Il quartiere di edilizia convenzionata Centro Europa nasce sul finire degli anni sessanta ai confini sud occidentali della città, fra gli assi di corso Tazzoli e via Rubino, non lontano dagli stabilimenti Fiat Mirafiori. Il progetto è elaborato dall’architetto Adolfo Balma (1936), impegnato in questi anni sul fronte dell’organizzazione degli spazi urbani. L’intervento è attuato in un periodo in cui l’elevata domanda di abitazioni innescata dal boom economico induce diverse imprese a definire nuovi sistemi di prefabbricazione, allo scopo di individuare metodi congeniali a essere adottati nell’ambito di programmi da sviluppare su ampia scala. I componenti edilizi appositamente prodotti dagli stabilimenti UPIR consentono la realizzazione del quartiere, composto da blocchi di grandi caseggiati a undici piani fuori terra disposti a U lungo il perimetro dell’area interessata quasi senza soluzione di continuità, schermando singoli edifici di uguale altezza dislocati fra l’alternanza di ampi spazi verdi. La tecnica costruttiva utilizzata garantisce una significativa riduzione dei costi, tanto da rendere disponibili appartamenti di tipo signorile a prezzi decisamente inferiori in confronto a quelli della coeva edilizia privata. La fiducia nella possibilità di una costruzione seriale da utilizzare poi su vasta scala a costi contenuti è riposta nell’impiego di nuovi metodi di prefabbricazione pesante, da sostituire a quelli di importazione francese ormai superati.  Nonostante i vantaggi dimostrati ai fini di un’applicazione intensiva, questa esperienza sarà però destinata a rimanere pressoché isolata, senza diventare un modello da iterare in altri punti della maglia viaria urbana come invece avevano lasciato presagire gli auspici posti a battesimo dell’intera operazione.

Ente Responsabile

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