Scheda: Tema - Tipo: Amministrazione pubblica

Il Municipio nel secondo Settecento

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Uno dei primi interventi riformatori del duca Vittorio Amedeo II fu volto a porre fine al potere autonomo dell’amministrazione comunale. Il contrasto si sarebbe protratto per qualche decennio, ma avrebbe visto vincitore il potere centrale.


Periodo di riferimento: XVIII secolo
seconda metà

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  • sala 1780

La fine dell’autonomia municipale ebbe inizio nel 1687, quando Vittorio Amedeo intervenne sul governo municipale modificandone in parte organizzazione e compiti, definendo le caratteristiche dei suoi membri, riorganizzandone il personale. Fu il primo intervento così diretto su un organismo, sino ad allora, pressoché autonomo. Il duca si riservò anche l’eccezionale diritto di nominare un cospicuo numero di «decurioni» di propria fiducia, informatori e futuri esecutori dei suoi ordini. I decurioni s’opposero con determinazione, attraverso scritti e ricatti economici più o meno palesi, la città infatti prestava denaro allo Stato. L’opposizione fu particolarmente efficace nei successivi anni di guerra, ma riuscì solo a ritardare l’attuazione dei provvedimenti, finendo per cedere. Soprattutto la seconda classe, quella di non nobili e nuovi nobili, divenne strumento del potere centrale, contrapposta all’antico patriziato.

Le successive analoghe disposizioni di Carlo Emanuele III, nel 1767, ribadirono e approfondirono il controllo su un organismo amministrativo ormai parte integrante dello Stato che non si configurava più come un potere autonomo.