Scheda: Evento - Tipo: Storico

Bombardamento 20 novembre 1942

Il 20 novembre 1942 la città fu bombardata dalle ore 21.30 fino alle ore 23.00 da 232 aerei (Lancaster, Wellington, Stirling, Halifax). Il bombardamento causò 177 morti e 120 feriti.


Data dell'evento: 20 Novembre 1942

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1. Il bombardamento

Il bombardamento del 20 novembre 1942 fa parte della seconda fase di incursioni che colpì Torino: queste incursioni furono definite «terroristiche». Le azioni notturne erano compiute da grandi formazioni di quadrimotori della RAF che si susseguivano a più ondate, avendo come obiettivo una zona predefinita della città, che colpivano indiscriminatamente. Le bombe dirompenti usate furono di calibro grosso (1.000 libbre) e grossissimo (2.000 e 4.000 libbre) e furono lanciati anche spezzoni incendiari alla termite, le nuove bombe al fosforo e bottiglie e bidoni di benzina al fosforo. Ogni ondata sganciava prima le bombe dirompenti e poi gli ordigni incendiari. Questa tecnica rendeva impossibile l’impiego dei mezzi antincendio durante l’incursione e favoriva lo svilupparsi di incendi di vaste proporzioni. Ai danni degli incendi si sommavano quelli delle esplosioni delle bombe dirompenti, che distruggevano gli edifici e bloccavano i servizi e le comunicazioni (interrotte le strade, i cavi elettrici e telefonici, le tubature del gas e dell’acqua). In questa seconda fase si assistette al primo vero sfollamento dei torinesi.

Quello del 20 novembre 1942 fu il più violento attacco aereo subito da una città italiana sino a quel momento: più di 200 bombardieri sganciarono 100.000 spezzoni da 4 libbre, una bomba incendiaria da 30 libbre ogni secondo, una massa di bombe esplosive, tra cui quelle di 4.000 libbre. Il bombardamento durò 90 minuti dalle 21.30 alle 23.00, furono impiegati 232 aerei, le vittime furono 177.  La particolare planimetria cittadina, con i viali ampi e dritti, che spaziavano tra le case, salvò Torino da un più grave disastro.

Il bombardamento del 20 novembre e le sue distruttive conseguenze sono raccontate da Emanuele Artom e da Carlo Chevallard nei loro diari: la zona più colpita da questo bombardamento fu quella di Borgo San Paolo (sede di importanti complessi industriali, Snia, Comet, Westinghouse, Nebiolo). In questo bombardamento fu inoltre distrutta la sinagoga, privando la comunità ebraica di Torino di un fondamentale punto di riferimento.

2. Il diario di Emanuele Artom

"Torino, 21 novembre 1942. Ieri sera, quando suonarono le sirene, andammo al rifugio. Dopo mezz’ora di silenzio, le prime bombe dirompenti e incendiarie. Uno schianto e la luce si spegne. Presosi l’incarico di calmare l’inquietudine, un coinquilino dice a ogni colpo rumoroso: «È caduta una bomba; che cosa c’è di speciale?». Verrebbe voglia di rispondere: «Niente, è la cosa più naturale del mondo!». A un certo punto, quando gli spari cessano, qualcuno si affaccia al portone e torna dicendo che tutta Torino brucia. Allora salgo con papà e vedo una visione impressionante. Il cielo tutto rosso per chilometri e chilometri. Le serrande dei negozi divelte e contorte, in terra larghe macchie bianche, il fosforo lasciato cadere dagli inglesi. Sembra che una nuvola di fuoco, resa ancor più luminosa dall’oscurità, gravi su Torino. Così si possono immaginare le ultime ore di Sodoma e Gomorra. Questa notte ho assistito a uno spettacolo che molti non hanno mai visto; pareva il rogo di una città di 600 000 abitanti. Stamani mi sveglio verso le sette e scendo con la mamma. Le vie cosparse di frammenti di vetro e biancheggianti di fosforo, i negozi sembrano saccheggiati, ma abbiamo l’impressione che gli incendi di questa notte lasciassero prevedere il peggio. Per la strada grande animazione, crocchi presso i luoghi più colpiti. Sembra che ci sia più gente, perché i tranvai non funzionano. Piazza San Carlo brucia ancora ed è piena di gente".

E. Artom, Diari. Gennaio 1940 - Febbraio 1944, a cura di P. De Benedetti e E. Ravenna, Centro di documentazione ebraica contemporanea, Milano 1966, p. 48.

3. Il diario di Carlo Chevallard

27 novembre

"Il 18 e il 20 novembre abbiamo avuto a Torino il nostro collaudo. Il primo bombardamento effettuato nella notte sul 19 per una durata di circa tre quarti d'ora causò danni notevolissimi; il secondo dei danni addirittura terrificanti. Secondo la radio inglese, abbiamo avuto il privilegio del più forte bombardamento sinora effettuato sul continente (54 bombe da 2000 kg!). Fatto è che alcuni quartieri sono stati letteralmente arati: la zona di borgo S. Paolo (distrutte più o meno parzialmente la Spa, la Westinghouse, la Nebiolo, le due Snia - meccanico e semilavorati - la Comet etc.) è stata la più colpita. Lo spettacolo di Torino notturna è stato qualcosa di apocalittico: ne ho fatto la triste esperienza avendo dovuto girare la città dalle due alle otto per trovare dei mezzi di soccorso per la Comet che bruciava. Fiammeggiare di incendi, spezzoni che scoppiano per le strade, gente accampata lungo i controviali di corso Vittorio Emanuele, mobili che vengono gettati dalle finestre, via vai di gente alla ricerca di notizie sono altrettanti quadri che non dimenticherò, credo, tanto facilmente. Il risveglio mattutino (se pure sonno c'è stato) della città non rassomiglia a nessun altro: visi attoniti, sbalorditi della gente che gira per le strade coll'aria di volersi render conto, di riemergere dall'abisso in cui è piombato. I tram fermi al punto dove li ha sorpresi l'allarme (manca l'energia su tutta le rete) hanno l'aria di muti testimoni del flagello che si è abbattuto sulla città".

Marchis, Riccardo (a cura di), Diario di Carlo Chevallard: 1942-1945, in Roccia, Rosanna - Vaccarino, Giorgio (a cura di), Torino in guerra tra cronaca e memoria, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1995, p. 27

 

4. Una lettera "Torino-1942 Una giornata diversa"

"Nel 1942 avevo 7 anni, vivevo a Torino alla Crocetta con mamma, papà, un fratello e Miranda, la mia gemella, Io e Miranda eravamo identiche solo in una cosa: nell'essere differenti in tutto. Non sembravamo nemmeno sorelle. Un giorno la mamma entrò nella nostra camera, era molto agitata.: “ Presto bambine, vestitevi, papà ci porta a fare una gita”. La notizia ci fece fare salti di gioia, mentre la mamma piangeva. Ma perchè? Andammo a piedi verso la Stazione di Porta Nuova, dove trovammo una folla immensa che occupava i giardini di Sambuy, Via Sacchi, Via Nizza e Corso Vittorio. Tutti volevano venire in gita con noi. La mia gioia per una giornata così strana e meravigliosa andava man mano aumentando, avevo dormito come un ghiro durante il più terribile bombardamento di Torino, quello del 20 novembre 1942 che al papà  e alla mamma aveva fatto sembrare che cascasse il cielo in pezzi. Ma io e Miranda non lo capivamo perché la natura è stranamente benevola con le sue vittime: eravamo state narcotizzate dall'orrore che si svolgeva attorno a noi. Certe signorine vestite di blu e con un velo bianco sulla testa , che la mamma ci spiego che erano crocerossine, ci stavano aspettando ci fecero salire sul treno che i nostri genitori, per farci ridere, chiamavano “ carro bestiame” anche se io di bestie proprio non ne vedevo. Dopo molte ore di viaggio arrivammo nella città di Asti, dove le crocerossine ci fecero scendere e ci condussero nella Villa di un Conte. Io ero stanchissima ma felice. Ci fecero mangiare in cucina poi ci portarono sulla terrazza, forse per farci vedere i fuochi d'artificio, pensai. Papà mi prese per mano e mi disse: “ vedi, Gabriella, quelle luci lontane sono la nostra città, Torino. Io non capivo perché avevamo fatto un viaggio così lungo per vedere i fuochi d'artificio. Lo spettacolo era divertente ma la mamma non smetteva di piangere, mentre quei fuochi, che la mamma chiamava bombe,illuminavano tutto il cielo sopra la città lontana 50 chilometri e più. Papà cercava di consolare la mamma, ma lei continuava a piangere e le diceva: “ se quella bomba cadrà sulla nostra casa, io sarò felice di sposare una vedova con tre bambini” ma la mamma continuava ad essere disperata e ripeteva: “ Non abbiamo neppure un pigiama e niente da mangiare, come faremo con i nostri tre bambini?” Papà aveva la vista lunga: la bomba aveva centrato in pieno proprio la nostra casa e potevamo dir ciao ai nostri giocattoli. Qualche giorno dopo fummo condotti a Bra, ospiti di una certa famiglia Cappelletti . Era una casa molto bella e grande. I padroni di casa avevano 2 bambini della nostra età e diventammo subito amici, Quante emozioni per noi! Un giorno andammo tutti e cinque a giocare nel cortile dei nostri vicini di casa, Ad un certo momento sentimmo suonare una sirena e ci mettemmo subito a correre verso casa, così come ci avevano raccomandato i nostri genitori. Quando il rumore delle bombe cessò, tornammo subito in cortile ma uno dei nostri amici non c'era, lo stavano portando via dentro una “ trapunta”. Ma via dove? Io non capivo per quale motivo i grandi erano sempre preoccupati e nervosi; non capivo perché mio padre, per ascoltare la radio, apriva lo sportelletto del mobile della cucina dove la mamma teneva la farina e poi quella radio cominciava le trasmissioni con un suono strano e minaccioso: dum dum dum , dum dum duum!...... Il papà ascoltava Radio Londra, che cominciava le trsmissioni con  la  “ Eroica” di Beethoven che nelle prime note rappresenta  il destino che bussa alla porta. Questo è quello che ricordo e oggi dico per fortuna. Gabriella Artois"

Lettera inviata a MuseoTorino dalla signora Miranda Artois il 27 aprile 2015 "Questa è una lettera che ho trovato in un vecchio baule di mia sorella, fra 1 mese compiamo 80 anni e mia sorella aveva sempre avuto il desiderio di pubblicare questo suo ricordo per i suoi nipoti."

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • ASCT, fondo Prinotti, cartella 31, fascicolo 11, Diario n° 10, p. 10

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Ente Responsabile

  • Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà