Scheda: Luogo - Tipo: Reti di impianti e servizi

Canale del Martinetto

Il Canale del Martinetto è una derivazione del Canale della Pellerina, la cui presa d’acqua era situata all’incrocio fra via Martinetto e via San Donato.


Costruzione: 1707

Dismissione: XX Sec. (1900-1999)

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  • bealera | canale

1. Il canale che non c’è più

Non rimane traccia visibile, oggi, del Canale del Martinetto, che fino agli anni Trenta scorreva a cielo aperto nell’omonimo borgo e in Valdocco.
Sono la disposizione e il tipo degli edifici e il reticolo delle vie che consentono di intravedere, come in filigrana, il percorso del canale.
Secondo l’ultima descrizione amministrativa1, esso è la diramazione sinistra del Canale della Pellerina, che da quel punto in poi prende il nome di Canale di Torino, situata a 1.800 metri dalla presa d’acqua presso la cascina della Pellerina, tuttora visibile nel Parco Carrara, meglio conosciuto come “la Pellerina”.
Dopo aver fiancheggiato via Martinetto, percorre parallelamente alla Dora il sito in parte oggi edificato e la successiva strada privata, compresa fra via Sondrio e via Avellino, per proseguire poi in via Fagnano, via Treviso, corso Rosai fino all’altezza di via Caserta, dove confluisce con il Canale Meana, assumendo il nome di Canale dei Mulini o Canale dei Molassi.
Secondo una più antica descrizione2, il Canale del Martinetto mantiene la denominazione anche dopo la confluenza con il Canale Meana fino al raccordo con il Canale dei Mulini, che avviene solo a partire da strada del Fortino. In tal caso l’ultima traccia del canale a scomparire è il ponte ferroviario in corso Principe Oddone, che lo scavalca.

2. Un canale industriale

Il canale del Martinetto, nel tracciato descritto sopra, viene costruito nel 1707, quando si decide di spostare i mulini del Martinetto più a occidente e di alimentarli con un canale3, derivato dalla «Bealera della Pellerina»4, più spesso chiamata “bealera dei mulini del martinetto”.
Esso, però, deriva il suo nome da quello generico della località, in cui sin dal Quattrocento è insediato un martinetto per la lavorazione del bronzo e del rame5.
L’originario breve canale continua a servire per l’irrigazione, ma diventa ben presto oggetto di interesse per lo sfruttamento dell’energia idraulica e su di esso sono edificate concerie e impianti tessili6.
L’edificazione della “fucina delle canne” (1715), ossia della fabbrica d’armi, che sopravvive fino al primo Novecento, e l’ampliamento della Polverera, oltre che gli impianti molitori e industriali del Borgo Dora, richiedono energia idraulica e il Canale del Martinetto, detto anche «del Peso»7, viene convogliato nell’«asta della bealera della Fuccina, Polverera e Mollini»8, aumentandone la portata d’acqua.
Questo raccordo, probabilmente in omaggio al «Marchese Rippa Buschetto di Giaglione, e Meana Mastro di Ragione»9 viene denominato «bealera Meana»10.
Nel corso del Settecento il canale diventa il centro propulsore dello sviluppo protoindustriale: non solo sulle sue sponde si insediano numerosi edifici produttivi, ma esso alimenta anche quelli esistenti in Borgo Dora.
Si tratta di “martinetti” per la lavorazione del ferro e del rame, di “folloni” per quella di panni, tessuti e pelli, di “frise”, per quella dei panni, di “affaiterie” per la concia delle pelli, di macine per vari usi, oltre che di mulini tradizionali per la macina del grano11.
L’espansione della città verso occidente e lo sviluppo industriale dell’Ottocento aumentano gli insediamenti industriali nel territorio, che esalta la sua vocazione economica, fino alla costruzione degli immensi impianti industriali del primo Novecento12.

Note

1 Regolamento di Polizia rurale della Città di Torino, 1897, Capo III, art. 35, n. 1.

2 Pianta geometrica della Città di Torino, (1869), in cui il «Canale del Martinetto» prosegue fino al «Borgo Dora».

3 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1707, 76 v. e 203 v.

4 Con il termine “bealera” o “bialera” viene indicato nei testi e nel linguaggio popolare un canale, fosso, roggia, gora usati principalmente per l’irrigazione delle coltivazioni, per il movimento delle macine dei mulini e di altri stabilimenti industriali o per la fornitura dell’acqua a centri urbani.

5 Il martinetto è una macchina impiegata per il sollevamento di pesi a piccola altezza; quelli idraulici dell’epoca sfruttavano il movimento dell’acqua debitamente incanalata ed erano usati per la macinazione di spezie, la concia di pelli, la produzione di tessuti, la lavorazione di rame e ferro (si veda in proposito Vittorio Marchis, Ruote, mulini e macchine, in Giuseppe Bracco (a cura di), Acque, ruote e mulini a Torino, Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 1988, p. 11 e ss.).

Nel 1424 i fratelli Pogetti ottengono la disponibilità di un terreno sul quale edificano un martinetto per la lavorazione del bronzo e del rame, a cui si aggiunge successivamente una “canaperia”, per la produzione di canapa. L’espansione dell’impianto produttivo e la rilevanza del medesimo caratterizza la zona dell’insediamento, che comincia a essere identificata come Martinetum, in alternativa a Colleascham, che indicava la strada principale da Torino a Collegno. (Maria Teresa Bonardi, Canali e macchine idrauliche nel paesaggio suburbano, in Giuseppe Bracco (a cura di), Acque, cit., p. 117 e ss.). Di tale insediamento rimane traccia anche in Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 1977.

6 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1718, 114 r.-115 r., 1724, 60 r.-61 v.

7 Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2067, tav. 1.

8 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1728, pagg. 165 r.-168 r., 170 r.-171 r., 176 v.-177 r.

L’”asta della bealera” è il tracciato del canale.

9 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1728, pagg. 166 v.-167 r.. Il Mastro di Ragione era all’epoca il capo della Ragioneria della Città.

10 Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2038.

11 Si vedano tra i primi insediamenti: Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1730, pag. 122; 1731, p. 27 v., 44 r.; 1737, 16 r. e quelli citati in Mauro Silvio Ainardi e Alessandro Depaoli, Il territorio storico. San Donato-Campidoglio-Parella. Un racconto per immagini e testimonianze, Quaderni dell’Ecomuseo 4, n. 1, Torino 2008, p. 21 e ss.

12 Le numerose presenze degli insediamenti ottocenteschi sono diffusamente elencate in Giuseppe Filippo Baruffi, Passeggiate nei dintorni di Torino, Giorgio Franz in Monaco, 1853, p. 22 e ss. e Pietro Baricco, Torino descritta, Paravia, Torino, 1869, pagg. 36 e segg. e riprese da Mauro Silvio Ainardi e Alessandro Depaoli, Il territorio storico., cit., p. 40 e ss. Utili per avere rispettivamente un quadro analitico e d’insieme sono le Guide Marzorati-Paravia e la Planimetria dei Canali Municipali della Città di Torino.

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Archivio storico della Città di Torino, Collezione X, 92/1.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1718.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1724.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1705; 1706, 1707, 1715, 1728, 1730, 1737.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Tipi e Disegni, 17.1.1.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2038.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Tipi e Disegni, 12.1.90.
  • Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Finanze, Catasto Napoleonico.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Guide Marzorati-Paravia, anni vari.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Planimetria dei Canali Municipali della Città di Torino, Collezione X, 92, tav. 2.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 1977.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2067, tav. 1.

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