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insisteva, pianificato e gestito dalla città dal 1857

condizionò gli importanti sviluppi urbani nella zona

nella seconda metà dell'Ottocento.

Sotto il ducato di Carlo Emanuele I, Ascanio

Vitozzi (ingegnere ducale dal 1584 al 1615) progettò

alcuni interventi che risulteranno esemplari per gli

sviluppi futuri della città:

il primo spazio urbano unitario della città, la Piazza

davanti al Castello, che verrà realizzata addossando

agli edifici esistenti una nuova manica con portici e

con facciata uniforme a tre piani e mezzanino,

il taglio del primo tratto di Via Palazzo di Città verso

Piazza Castello, con facciata unitaria semplificata

rispetto agli allineamenti degli ordini architettonici

di Piazza Castello, collegandola con le Piazze del

Corpus Domini e delle Erbe (oggi del Palazzo di

Città), poli della vita commerciale e del potere co-

munale,

il taglio della Contrada Nuova (sempre a facciate

uniformi, legate al disegno di Piazza Castello), de-

stinata a collegare la Piazza davanti al Castello con

la Porta Nuova (e la residenza ducale extraurbana di

Mirafiori), asse rettore anche dell'ampliamento ver-

so Sud in corso di progettazione. Dietro le fronti

unitarie progettate si affacciano tessuti edilizi di na-

tura diversa, con prevalenza della casa di affitto con

negozi ed alloggi.

— Sotto Carlo Emanuele I, Vittorio Amedeo I e

la reggente Maria Cristiana, Carlo di Castellamonte

(architetto ducale dal 1615 al 1641), continuò l'at-

tuazione dei progetti vitozziani e progettò:

la razionalizzazione del perimetro di Piazza del

Duomo, con isolato a fronte porticata unitaria pro-

spiciente la cattedrale (1622),

l'ampliamento della città verso Sud,

la realizzazione della Piazza Reale (attuale Piazza S.

Carlo) mediante due isolati simmetrici a facciate

unitarie risolte con palazzate continue e cellule a

palazzi nobiliari, sviluppata sui terreni del Vallo del-

le antiche fortificazioni e lungo l'asse longitudinale

della Via Nuova.

— Sotto il ducato di Carlo Emanuele II e la

reggente Maria Giovanna Battista, Amedeo di Ca-

stellamonte (succeduto a Carlo di Castellamonte nel-

la carica di architetto ducale sino al 1683) progettò:

il nuovo Palazzo Reale (1646) a fondale del com-

plesso urbano di Via Nuova, Piazza S. Carlo, Piazza

davanti al Castello (scheda 35),

l'ampliamento verso Po con la Piazza dietro al Ca-

stello, il polo di Piazza Carlina e l'asse porticato di

Via Po (dal 1673),

il complesso delle Segreterie di Stato, dell'Accade-

mia e della Cavallerizza (scheda 75).

— Sempre negli anni della reggenza di Maria

Giovanna Battista e poi sotto il ducato di Vittorio

Amedeo II, tra il 1666 e il 1681, Guarino Guarini,

architetto ducale e del principe di Carignano, realiz-

zò importanti opere che fortemente caratterizzarono

l'ambiente e il tessuto cittadino:

il polo religioso della Cappella della S. Sindone,

inserito tra il Duomo e il Palazzo Reale (scheda 34),

la Chiesa di S. Lorenzo, emergenza architettonica

entro l'ambiente uniforme di Piazza Castello (sche-

da 71),

il complesso dei grandi edifici caratterizzanti Via

Accademia delle Scienze: Palazzo Carignano (sche-

da 133) e Collegio dei Nobili (scheda 145).

- Dopo l'assedio del 1706, sotto il regno di

Vittorio Amedeo II, Filippo Juvarra (architetto re-

gio, dal 1714 al 1734) progettò e seguì nella realiz-

zazione:

la definitiva soluzione formale (dopo Antonio Berto-

la e Michelangelo Garove) dell'ampliamento verso

Ovest (con Piazza Susina, Via del Carmine e i Quar-

tieri Militari), caratterizzato da razionali tipologie di

edifici e di isolati, con ampi cortili spesso comuni a

più proprietà,

i « dirizzamenti» di Via Milano, con la formazione

della Piazza di Porta Palazzo, e di Via Corte d'Ap-

pello (decretati nel 1729), destinati a costituire nuo-

vi e prestigiosi assi di collegamento, emblematico e

funzionale, ad architetture unitarie o coordinate,

sostitutive degli antichi tessuti della città vecchia

(scheda 17).

- Dopo la partenza dello Juvarra (1734), Gian

Giacomo Plantery, architetto della Città e Benedette

Alfieri, architetto regio, proseguirono la progetta-

zione e le realizzazioni dei piani di «dirizzamento»

di importanti assi e spazi della città vecchia:

Contrada di Dora Grossa, attuale Via Garibaldi

(Editto del 1736), per la quale furono previste fac-

ciate unitarie isolato per isolato, proposte dal pro-

prietario che per primo avesse deciso di costruire

nell'isolato avviando il processo della « grossazio-

ne » del parcellare medievale,

Via

e

Piazza Palazzo di Città (Editto del 1756), con

fronti unitarie, porticate, razionalizzando il sistema

di impianto medievale della Piazza delle Erbe.

- Lungo la seconda metà del Settecento, in

condizioni di perdurante crisi di alloggi e di forti e

crescenti rendite immobiliari, si ebbe — a latere

delle ristrutturazioni urbanistiche decretate dal pote-

re centrale anche un diffuso fenomeno di adden-

samento dei tessuti edilizi preesistenti, mediante in-

terventi edilizi di riplasmazione, di completamento,

di sovralzo. Il Congresso degli Edili, istituito nel

1773, da un lato regolò la progettazione di tali inter-

venti e dall'altra ne stimolò la realizzazione, per

incrementare la disponibilità di alloggi, secondo le

esplicite intenzioni governative: il Congresso stabilì

molteplici piani (non tutti realizzati) per « regolariz-

zazioni » e « dirizzamenti » dei tracciati viari, inte-

ressanti pressoché ogni edificio non ancora « rifor-

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