

entro la valle di Reaglie, nelle vallette seconda-
rie del Calleri, del Valet, dei Pomi, dei Goffi).
3.2.2. « Ronchi »
Il confronto dei quattro assetti storici illustrati
consente di cogliere un'ultima fase significativa del-
la plurisecolare vicenda di «roncatura» di piccoli
lotti di bosco e del loro terrazzamento e messa a
coltura da parte di contadini piccolo proprietari.
Generalmente, come è stato premesso, queste vi-
cende di colonizzazione risultano associate alla realiz-
zazione di nuove unità edilizie rurali (« member ad
ca »), aggregate ai piccoli nuclei dei « tetti » (
8
)
(figg. e45 e segg.).
L'ubicazione di tali interventi diretti di «ronca-
tura»
è
analoga a quella degli interventi di «roncatu-
ra » più ampi, con realizzazione di «vigne», descrit-
ti al precedente punto 4.2.1.:
in fasce marginali della copertura boscosa som-
mitale;
nelle piccole conche e nelle dorsali secondarie
dei versanti bacii prevalentemente boscati.
Ad esempio, l'insieme della cartografia prodotta
consente di seguire la fase di sviluppo sette-ottocen-
tesca dei «ronchi » e dei « tetti » nell'alto bacino del
rio Sappone, dove ancora, ad inizio Ottocento (cata-
sto napoleonico), esistevano ampi lotti
di
bosco,
appartenenti ai D'Ormea e ai Rignon, posti nei ver-
santi bacii e nella zona sommitale sotto il colle della
Maddalena ed il monte Calvo.
Su tali lotti di bosco, o su una loro fascia margi-
nale, si intrecciano, nel corso dell'Ottocento, inter
venti di «roncatura » delle due categorie descritte:
interventi estesi, con realizzazione di nuove
vigne » (come le vigne Vialardi, Caressa, Con-
so), o con ampliamento delle « vigne » esistenti
(come la Viola);
interventi diretti su piccoli lotti associabili allo
sviluppo ottocentesco dei tetti Lupo, Rubino,
Gramaglia, Bosco e alla realizzazione, soprattut-
to tra Otto e Novecento, delle numerose casette
rurali sparse (i cosiddetti « ciabòt », per esempio
tra il rio Castelvecchio e il rio dei Piani o nelle
vicinanze).
3.3.
Svituppo dei legami tra residenze, tessuti agri-
coti e complessi ambientali
Alcuni modi caratteristici di inserimento e di col-
legamento vennero adottati molto frequentemente,
nel corso di ben due secoli, nella organizzazione
degli edifici residenziali collinari di ogni dimensione
e di ogni livello di « decoro».
In conseguenza, i complessi ambientali collinari
acquisirono progressivamente alcuni importanti ca-
ratteri strutturali che tuttora li connotano; questi ca-
ratteri sono chiaramente percepibili soprattutto per-
correndo i percorsi storici (evidenziati dalla carto-
grafia prodotta) che vennero a costituire l'ossatura
spaziale di legamento e di sostegno dei complessi.
Come si vedrà, la frequente ripresa di tali modi
strutturativi può essere interpretata attraverso una
loro singolare attitudine a manifestare e ad esprime-
re talune intenzioni di fondo condivise e rivissute dai
torinesi nel corso di secoli.
3.3.1. Modi ricorrenti di collegamento
L'ingresso principale alle proprietà residenziali
venne quasi sempre risolto ed evidenziato con un
certo impegno, in maniera da costituire, ad un tem-
po, nodo distributivo e polo compositivo di allac-
ciamento con lo spazio stradale pubblico (figg. e22
e segg.).
Nelle « vigne » sei, sette e ottocentesche, l'in-
gresso al viale di accesso principale venne general-
mente risolto con un portale ad arco o con una cop-
pia di « piloni » (che talvolta non furono mai dotati di
cancello). Spesso all'ingresso venne affiancata la
cappella, realizzata per ragioni di emulazione e di
prestigio, oltre che per vere e proprie esigenze reli-
giose, come ebbe a lamentare il GROSSI a fine Sette-
cento, « gareggiando » » i rispettivi proprietari a di-
stinguersi con ingente spesa e con impegni per poter-
le erigere» (
9
). Sull'ingresso delle ville più presti-
giose (isolate e non affiancate ai rustici di un'azien-
da agricola) vennero realizzati, soprattutto tra Otto e
Novecento, i caratteristici padiglioni di portineria.
D'altra parte, nelle stesse modeste «casette» e nei
villini » realizzati tra Otto e Novecento, l'ingresso
venne evidenziato con proporzionato impegno: per
esempio a mezzo di una « portina» con piccolo ter-
razzo o a mezzo di una coppia di « piloncini» con
cancelletto, coronati da un rampicante da fiori (una
rosa, un glicine) (figg. e30 e segg.).
L'insieme di tali elementi nodali di ingresso co-
stituisce, per chi proceda lungo i percorsi storici
suddetti, una sequenza di presenze rilevanti che
scandiscono la successione delle residenze e delle
«
vigne » del complesso storico collinare attraver-
sato.
3.3.2. Modi ricorrenti di inserimento
Viceversa, prevalenti intenzioni di diverso segno
sembrano aver indirizzato per secoli la localizzazio-
ne delle residenze e l'organizzazione dei loro spazi
principali, in relazione all'orografia collinare e in
rapporto allo spazio pubblico della strada (a cui tali
residenze sono allacciate, come si è detto).
La casa di villeggiatura collinare, grande o pic-
cola, prestigiosa o modesta che fosse, veniva gene-
ralmente localizzata ed organizzata in modo da im-
pedire agli sguardi degli estranei percorrenti la stra-
da pubblica, di penetrare nel cuore residenziale della
casa, costituito dagli spazi principali di ricevimento
e di soggiorno, posti sia all'interno dell'edificio
«civile», sia all'esterno nel giardino.
Nello stesso tempo, l'edificio ed il suo giardino
terrazzato (su «artefatto piano») venivano general-
mente strutturati in modo da fornire l'impressione, a
chi soggiornasse negli spazi predetti principali e più
intimi, di dominare su un certo ambiente collinare di
756