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Da qu ell'epoca sino al 1814 ebbe vari impieghi: Segretario della

Giunta gove rnativa della Toscana nel 1808 , Segr etario della Con–

sulta di Go verno nel

1809,

nel 1810 fu richiamato a Parigi.

Nelle sue memorie ci lasciò scri tto che trovavasi allora in grandi

dubbi: da un lato stimolavalo un a giusta e non volgare ambizione,

dall 'altro to rmenta valo il rimor so, non mai soffo cato del tutto, di

servire all'usurpa/ore,

e fattosi vecchio ancora rimproverava a se

stesso ques ta debolezza politica,

Nel 181 3 ebbe commissione di po rtar e all' imperato re il porta–

fogli; abbatt utosi ne lla fuga di Lip sia, non lo potè tro vare che a

Mago nza.

Caduto l'impero tornò in patria, e

trov ò

che fra i licenzi ati dalla

Co rt e, reduce dall'esilio, eravi ancora il conte Prospero , ·

il

quale,

sotto il reg ime napoleonico, aveva coperto l' ufficio (quasi munici–

pale allora) di rett ore dell'Uni versità .

Disgu stato d'impiegh i amministrativi, il co nte Cesare chiese ed

otte nne il gra do di tenent e nello stato magg iore, ma dopo men

di un anno prese congedo per darsi tu tto ai prediletti suoi studi

letterari, che in quei tempi non era no fra i più stimati.

Seguì il padr e nell'ambascieria di Spagna , che resse per qualche

tempo come incaric ato d'affari. Scrisse allora

Lt

storia della guerra

d'indipendenza di Spagn a e Portogallo che rimase finora inedita.

Ne l 18

I

9, reduce col pad re in Piemonte, più per seguir l'uso

delle fam iglie patri zie che per gusto, riprese

la

carriera militare, e

nel 1820 fu comandante di battagl ion e a Gen ova.

D'opinioni liberali, ma modera tissime, non approvò

la

rivolu–

zione militare che s'appres tava pel 182 1. Amico di molti congiu–

rati, ma suddito fedele, avverso al Go verno, ma devoti ssimo al Re,

prese la sola via che gli stava aperta dinanzi: rinunziò al grado,

e tr e giorn i prima della battaglia di Novara lasciava l'esercito.

Non ben evolmente visto dai du e partiti esulò e si ridusse a Pa–

rigi, a ve

«

desider ando

n è

ten endo possibile di essere adope–

rato mai, si dedicò determinatamente alle lettere».

Scrisse in prima drammi e commedie, ma presto tornò a più

severi studi e dettò il libro:

Pensieri ed esempi di morale e di po–

litica,

ove con dottrina profonda trattò dell' interna ed esterna li–

bertà dei popoli, de' modi di acqu istarla e mantenerla, degli errori

commessi dai credut i riformatori.

In Parigi sposava nel 1823 Felicita dei baroni di Villeneuve, che