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franca: il Cavour, non riescito a persuadere a Napoleone
III
di
non conchiudere
la
pace, abbandonava il ministero addì 13 luglio
e pochi giorni dopo lasciava Torino per recarsi in Savoia ed in
Isvizzera.
Nel settembre tornò a Torino rasserenato, fiducioso e tutto in–
tento a sollecitare l'unione delle provincie centrali alle settentronali.
Il 16 gennaio 1860 era incaricato della formazione di un nuovo
Gabinetto in cui tenne parte di Presidente e di Ministro degli
esteri.
Nel maggio presentò al Parlamento il trattato di cessione di
Nizza e Savoia.
Venne la spedizione di Garibaldi in Sicilia, ed allora il Cavour
deliberò la spedizione dell'Umbria e delle Marche, che, rapidamente
eseguita, fu coronata da splendido successo; e poco dopo, cioè
nell'ottobre 1860, proclamava in Parlamento Venezia dover esser
libera, Roma capitale d'Italia.
Scongiurato, per interposizione di Napoleone III,
u
pericolo di
un'aggressione austriaca, il Conte Cavour otteneva che la flotta
francese fosse ritirata dalle acque di Gaeta, onde ne venne la presa
di quel forte, ultimo baluardo de' borbonici.
Il 26 febbraio 1861, dopo gli splendidi risultati dei plebisciti, il
Conte Cavour presentava al Parlamento la legge che acclamò Vit–
torio Emanuele II a Re d'Italia.
Questo si può dire il degnissimo coronamento della sua gloriosa
carriera politica, giacchè la morte non gli consentì di condurre a
buon fine i negoziati cui tutto erasi consacrato. Con Roma per
consacrare la. libertà della Chiesa e dello Stato, colla Francia per
far cessare la occupazione di Roma.
Ammalatosi
la
sera del 29 maggio 1861, mancò ai vivi alle
6 e 314 del mattino del 6 giugno.
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Dire l'immenso cordoglio che colpì ogni italiano al fatale an–
nunzio della morte improvvisa di quel sommo statista, è ardua
cosa. Lo sconforto, il dolore
più
palese ed unanime corse veloce
dall'uno all'altro capo d'Italia, ed in Torino specialmente la deso–
lazione più palese, il lutto
più
profondo e sincero tenne triste e
desolata la città per gion:i parecchi.