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concetto ed all'o pportunità del monumento attuale, rapprese ntava

la sola persona di Amedeo VI, con nella destra mano il collare

dell'Ordine supremo di Savoia e la sinistra appoggiata allo scudo;

maestoso nella persona, col capo cinto di reale corona, fregiato il

petto del segno dei crociati, la statua del Bogliani racchiudeva più

particolarmente il concetto del legislatore nei tempi di pace, che

non quello del guerriero sovrano che in difesa della gius tizia e

della religione sfida ogni pericolo e vince con l'arditezza non co–

mune fierissimo nemico su terre straniere.

L'assunto invece del cav. Palagi fu forse quello di collegare nel

suo monumento il concetto storico-filosofico al magistero ed alle

esigenze dell'arte ed esprimere uno dei più memorandi fatti del–

l'epoca nella persona del Conte Verde; ma certo per quanto clas–

sico c puro lo stile del monumento, per guanto l'o pera riveli la

maestria del disegnatore, pure l'idea non piace , e l'insieme del

monumento è di pochissima

grandiosità.

Amedeo VI vi è rap prc–

sentato mentre passa trionfante e come nel bollar della pugua sui

corpi dei vinti snraceni ; ha in capo il reale diadema; un corsa–

letto che copre una sottil maglia gli scende dalle spalle ai lombi

e sovr'esso è il segno dei crociati; tutta la robusta persona è

aspra di ferro; imbracciato al lato manco è lo scudo e il destro

braccio solleva in alto in atto di calar fendente, coll' impugnata

spada, sul corpo caduto d'un infedele cui Amedeo già preme il

fianco col ginocchio e a cui sarà inutile schermo

la

targa che con

estremo sforzo tiene ancora sollevata,

Ma nel volto del vinto niun segno d'angoscia n è di terrore; il

suo viso non esprime propriamente nulla, e direbbesi che

la

ro–

busta lama che sta per colpirlo non lo riguardi menomamente.

Cosi

è

pure del Conte Verde, da cui nè dal volto nè dalla riso–

lutezza del gesto traspare quell'ardimento che doveva essere pro–

prio al prode guerriero. Troppa impronta di calma ha il suo viso,

e per quanto si voglia far credere che la faccia iraconda o

la

bru–

tale collera soldatesca d'un venturiero qualunque sarebbe stata nul–

l'altro che un termine troppo comune dell'arte e disdicente ad un

principe saggio ed equo, che anche nel furor di quella mischia non

vedeva che l'esito d'un dovere compiuto e non il fortunato irrom–

pere di un'ira lungamente covata, pur tuttavia qualche cosa di

più

marziale, di più energico, di più eroico dovrebbe lcggersi in sul

volto di Amedeo, che, senza trascendere a dozzinale accade-