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Ma non basta.
Lo Zen possiede bensì la qualità singolarissima di
assimilare tutto da tutti, dai
fr~ncesi
come dai tedeschi,
dagli austriaci come dagli olandesi e dai belgi, e persino
dai confratelli italiani che lo precedettero nella produzione
di 'un tipo determinato.
Assimilare non vuol dire già copiare servilmente dal–
l'altrui, ma conquidere l'essenza della coscienza . altrui
per darle la parvenza di una coscienza propria. Con–
viene anzi notare,
a
prova dell'ingegno del mobilista
lombardo, l'altra singolarissima abilità sua di affratellare
insieme più intenzioni decorative originali e fra loro dis–
simili in un tutto omogeneo e piacente, qualità parago–
nabile a quella di certi contraffattori di antichità i quali
compongono, con più membri dispaiati di autentiche opere
vecchie, un organismo nuovo capace di sorprendere la in–
telligenza di archeologi anche espertissimi. Così da una linea
bizzarra del Bugatti e da una nota superficiale dei mobili
del Quarti, di prima maniera, lo Zen estrae uno scrittoio
di linea agilissima e di pregevole anzi di prezioso aspetto.
Né l'assimilazione si contiene nei confini della novità.
Egli ammoderna a suo modo, anche il vecchio se ciò
gli accomoda, epperò dalla gonfia opulenza del
roccocà,
e da curve del primo impero francese fa derivare,
occorrendo, la panciuta corporatura del mobilio di un
salotto, splendido d'oro e solcato di steli floreali, come
dalle figurazioni delle tombe medicee deduce il
co~ona­
mento di un
buffet
per sala da pranzo moderna. Lo
spirito di un altorilievo, mezzo secentesco e mezzo fran–
cese
d~l
secondo impero, materiato nel bronzo e fisso
nel cuore d'una
credenza,
fa riscontro a un mobilio per
camera da letto dai galbi reoteanti, vestiti d'intagli flo–
reali, ed alle linee austere, gravi, quasi tombali dei mobili
olandesi alla Van de Voorde. Insomma lo Zen possiede
in eccelso grado ciò che in gèrgo commerciale di–
rebbesi per un mobilista:
l'art de faire des 11Ieubles.