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dei maledicenti all'agitazione novella, così come si spen–
gono appunto i fantasmi fuggitivi dalla moda o gl'inconsci
impulsi passionali del nostro spirito fra l'insorgere delle
sensazioni diuturne; declineranno bensì nell'oblio gli ent u–
siasmi repentini e i facili disinganni, vaniranno nell'ombra
forse anche i ricordi delle opere che in questo transito di
tempo suscitarono questo duplice opposto moto di fortuna,
ma resterà immanente e prolificante la virtù della risurta
universale sollecitudine umana di effondere nella vita
nuovi sensi d 'arte e di infondere nell' arte
nuovi sensi
di vita.
Rinnovarsi in un libero ordine di coscienza estetica
per acquistar dritto di vivere e di sop ravvivere a noi
medesimi, ecco qual fu . per noi , gente d'Europa, ac–
cesi della fede del nostro tempo, il dogmaproclamatosi
i~
Italia all' alba di questo secolo ventesimo, su dalla
chiostra dei ,baluardi alpini .
Non possiamo pertanto non consacrare in questo pub–
blico documento di ufficio il nostro aperto plauso e l'a–
perta gratitudine nostra verso coloro che si accinsero a
tanta opera e la condussero a termine felice, spendendovi
intorno il fiore delle forze e dell'ingegno e trionfando delle
immani difficoltà e delle dolorose fatiche ond'essa era ine–
sorabilmente
sogget~a.
E se è vero che delle buone azioni
umane sono migliori quelle che si esercitano con l'esempio,
non può non rimaner memorabile la
sostanziale
concordia
ottenuta dall'opera collettiva del Comitato Generale per
la Mostra Torinese. fra uomini di consuetudini, di natura
e di coltura dissimili, aspiranti gli uni all'ideale artistico
della Mos tra, all 'ideale economico gli alt ri, e 'tutt i ugual–
mente alla .gioia .del comune successo.
Assai più luminoso appare un tale esempio , di con–
corde e difforme lavoro , allorchè si rifletta che la Mostra
di Torino non è da considerarsi come un fenomeno este–
tico soltanto, ma come un fatto sociale altrettanto elevato
quanto attagliato alla nostra ora presente. ,