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niuno a dir vero aspettavasi tanto da una prima Mostra
internazionale d'arte decorativa, tenutasi in Europa dalla
nazione, che ess endo stata sin qui la meno penetrata
dal bisogno di ricercare le nuove forme dell'ornamento,
doveva essere altresì la meno pr eparata ad accoglierne
le manifestazioni.
Certo se la Francia vi fosse stata rappresentata nel–
l'organica complessione della Germania, se l'Inghilterra
av esse potuto aggiungere ai preziosi documenti storici
dell 'arte recente, che nessuna esposizione adunò e che
forse ' niun'altra adunerà giammai, i prodotti artistici
delle sue industrie e delle sue manifatture, se l'Olanda
cattolica avesse contribuito alla compiutezza della bella
mostra neerlandese, se la scuola dei secessionisti vien–
nesi avesse insinuate le proprie audacie fra i prodotti
pur così moderni dell' Austria, se
il
Giappone che tanta
parte ha avuto nel movimento artistico odierno 'avesse
esibite forme men numerose e più elette dei ' suoi arte–
fici maggiori, se la Danimarca, sazia tuttavia dei lauri
trionfali onde fu coronata a Parigi, avesse meno sdegnato
di partecipare nel miglior modo alla gara comune, se
la Finlandia vi avesse recata qualche immagine delle
sue mansuete visioni della natura e dell'arte, e se tutte
queste Nazioni in complesso avessero .avuto cura d'inviare
pur qualche saggio delle decorazioni esterne delle case
e degli ornamenti della via , 'allora certo la Mostra To–
rinese avrebbe raggiunto un carattere di uni versalità
pieno ed assoluto.
Cionondimeno essa era già troppo vasta e com–
plessa pel visitatore intelligente e studioso, e però ha
dimostrato in sensibile modo, essere ormai più utile alla
generale cultura il succedersi di queste mostre speciali
sagacemente intese e composte che non le capaci, effi–
mere città scenografiche adunatrici del sapere, della vita
e dell'opera universale.
Notevole insegnamento della Mostra Torinese
è
stata