

UNASETTIMANAALL’AZIENDATRANVIE MUNICIPALI
i rifletterci solo un momento. si può dire
x dei servizi pubblici a un dipresso lo stesso
che per il servizio del nostro corpo. Quando
quelli funzionano regolarmente, quando ogni
pezzo della macchina umana compie a redola
d'arte il >uo lavoro, è già molto >e lo ammet
tiamo. Comunque, merito non ce n'è. pen
siamo. Rientra nell'ordine naturale delle cose,
organizzazione o natura aiutando.
Al contrario, basta il più piccolo incaglio,
anche -e fatale e inevitabile e imprevedibile,
a farci -cagliare la croce addosso anche al più
benemerito dei servizi, dimenticando le *ue
novantanove benemerenze di tutte le ore per
quel centesimo contrattempo di un istante.
Così
per la salute. Finché
è
ottima, indiffe
renza; al primo dolorino o raffreddore o pun
tag lia in qualche parte, una reazione quasi
sempre sproporzionata alla causa.
Insomma. siamo ingiusti. In ogni caso c*è
sempre una sperequazione tra il poco conto
che facciamo del privilegio di star bene e
l'enorme apprensione quando qualcosa non
cammini, tra lo scarso riconoscimento per un
servizio che • vada e la prontezza a ingigan
tire il >uo minimo incidente.
A raffronti del genere eravamo indotti nei
giorni >corsi. impiegati da un capo all'altro
della città, tra officine, depositi e parchi di
materiale, a conoscere un po' la vita segreta,
quella privata si potrebbe dire, del servizio
pubblico che più di ogni altro è sulla... breccia
e sotto gli occhi di tutti per ventun ore al
giorno, e che ciò malgrado ignoriamo qua>i