

sono appunto « M iti, leggende e superstizioni «lei
medio e\<>» e « Roma nella memoria e nelle im
maginazioni del medio e vo » ; iu anche critico acuto
e versatile e saggiò e consertò vari melodi di cri
tica che ili. di volta iu volta, storica, psicologica,
estetica.
Ku seguace del metodo storico iu quanto questo vo
leva dire approntare il più copioso e sicuro mate
riale da lavoro: ma. come sapesse poi dissimulare
la gran somma di ricerche dimostrano varie sue
opere: per esempio il dilettoso « Attraverso il C in
quecento». lihro mosso, arioso, ove i personaggi
vengono alla presenza del lettore spiranti vita, con
le loro virtù e coi loro vizi, inquadrati nellaiii-
lucute e nel tempo; ove si leggono — cito: «U n a
cortigiana ira m ille: Veronica Franco» — pagine
eleganti e maliziose che non avrehhe sdegnato A lia
tole F rance.
Frudito d'un'erudizione che sapeva attingere la
poesia, egli possedeva altre corde al silo arco. Sa
pienti introspezioni d'anime, solide ricostruzioni di
tempi sono gli « Studi drammatici » informati dal
principio romantico dcsanctisiano secondo cui l'o
pera d'arte è espressione (Iella società da cui nasce;
suggestivi, umani i saggi sii « Don Abbondio». su
« L e ultime pagine di Jacopo O rtis» nei (piali, col
sussidio dell'analisi psicologica, penetrò fin nelle
intime iihre il personaggio creato dall'artista, lo
rivisse, lo (t ricreò »; e nelle quattrocento dense pa
gine dedicate al Manzoni e al Leopardi non sai se
più ammirare la profonda cultura o la rara pene
trazione psicologica o la fine esperienza d'arte.
Il G ra f sentiva nativamente la grande arte e il suo
huon gusto gli ispirò fini, felici analisi di indole
estetica sull arte del Leopardi, tlel Foscolo, sul Pro
meteo del Bv ron e dello Shellev. sul Monti, sul Man
zoni e altre molte: e anche più ci avrehhe dato in
questo campo se dall'aderire più intimamente al
l'analisi estetica non lo avessero — forse — tratte
nuto preoccupazioni moralistiche, le «piali lo indus
sero. per esempio, ad essere giudice severo dell'arte
del Monti, a condannare tutta l'opera di Gabriele
D'Annunzio (d i prima della guerra).
Il G ra f critico ci diede eccellenti analisi parziali di
opere d'arte, interrogò, fino ad averne chiare ri
sposte. la psiche di particolari scrittori, indagò le
cause di fenomeni letterari, diligentemente studiò
tendenze letterarie, morali e sociali’.
Perchè da
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critico cosi riccamente dotato non
ci vennero nè vaste interpretazioni sintetiche di
grandi scrittori e di epoche letterarie nè una hen
costrutta storia letteraria? Crediamo di poter ri
spondere a questa domanda. Per lavtiri di questo
genere occorre avere ferma fede nella saldezza e
validità di principi generali, assoluti, definitivi che
siano come fuochi da cui s'irradi la luce per ogni
dove: egli ehhe. invece, cosi vivo il senso della re
latività di tutte le co*e — derivatogli da una conce
zione quasi paurosa della vastità, profondità, com
plessità dell» spirito — che ritenne impresa irta di
difficoltà quella di ritrarre, ad esempio, un artista
nella integrità dell'essere suo o un periodo storico
corso, intersecato da vari, complessi indirizzi con
trastanti tendenze... Constatando che vi è tanta d i
sparità nei criteri di valutazione che, per esempio,
critici mirabilmente agguerriti di tutti i sussidi oc
correnti per valutare l'opera d'arte, possono giun
gere a sentenze opposte, coinè accadde al De Sanctis
e al Caniucci a cospetto del « Consalvo » del Leo
pardi. procedette sempre con molte cautele ed esi
tazioni nei suoi giudizi per non dare come assoluto
quello che in un ulteriore esame sarebbe potuto ap
parire relativo, come definitivo ciò che è solo prov-
visorio.
Perciò, anche, accolse metodi e principi e correnti
di pensiero diverse che male avrebbero potuto fon
dersi in un unico e coerente sistema: e appunto
questa varietà e ricchezza di interessi intellettuali
costituisce la caratteristica e suggestione «Iella sua
arte critica.
Più ancora che nella critica il G raf affermò la sua
personalità nella poesia iu cui riversò sinceramente
le impiietudini del suo spirito. Come poeta rag
giunse bella fama, suscitò critiche severe ina, in
sieme. ardente ammirazione, ehhe accenti che tro
varono e troveranno sempre rispondenza nel cuore
dell'uomo.
« Sono pessimista dacché ho l'uso della ragione e
sono tale sebbene davvero non abbia tr«qq>o a do
lermi della special sorte che mi è toccata al mondo »
scrisse il Poeta a quarantaciiupie anni : infatti il
fern» rosso della tristezza tracciò un solco indelebile
nella sua aniaia e. perciò, nella stia lirica.
La «]uale, dunque, è espressione
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di un dolore
indiv iduale, personale che. appunti» per il suo sog
gettivismo. male avrebbe potuto alimentare il fiume
copioso della sua poesia, ma è invece espressiime di
un dolore oggettivo, universale, che investe min la
sua piccola, effimera vita, ma quella di tutti gli
umani che furono, sono, saranno, nessuno dei «juali
ha potuto penetrare il mistero dell'universo: enor
me per Giosue Carducci, empio per A rturo Graf.
Un «disperato dolor » «urge e dilania il verso» di
« Medusa », il primo lihro che gli diede notorietà
come poeta, nel quale vibra lo spasimo di chi si
sente impotente a trovare una risposta alle eterne
domande: perchè viviamo, perchè moriamo?
Il
Graf
guardò ossessionatamente nel volto di Medusa, sim
bolo della Natura indifTerente e crudele che affa
scina e atterrisce i suoi contemplatori, la Natura ili-
differente e crudele: gli occhi, abbacinati, per molto
tempo non seppero più guardare che spettacoli tetri.
(Juand«> egli, in « Medusa ». ritrae la natura in
aspetto candid«> e soave non è che per far scattare il
contrasto con la sua «q»era iniqua di plasmatrice di
cose empie, di anime doloranti; il suo mare è calmo e
tutto riso quando ha fatto naufragare delle navi, che
altrimenti è livido, d'asfalto, di bitume; i suoi cieli
sono fot-chi. corsi da c o n i; le notti di maggio tutta
soavità e profumo hanno visto svolgersi sanguinose
tr.gnlie; nelle sue chiese si chiede invano mercede