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LA VITA DI SAVONAROLA

e la “ Scuola di Torino”

dtl

P . GIACINTO M. SCALTR IT I

dei Domenicani di Torino

BIOGRAF IA

Nasce a Ferrara il ZI settembre 1452 da Nicolò

ili Michele Savonarola oriundo di Padova, e da Ele-

na Bonacossi, mantovana. Sotto la guida del nonno

Michele, medico di fama c uomo di integri costumi,

(ìirolamo crebbe negli studi umanistici e con una

seria concezione della vita. Avrebbe dovuto divenire

medico di corte in Casa d ’Kste, e per sua stessa testi­

monianza sappiamo che era lungi dall’idea di farsi

frate (pred. del IO aprile 14%). Schiettamente con­

trario alla corruzione morale e all’indirizzo paganeg

giante della cultura dei suoi tempi, il giovane Savcv

narola indulgeva tuttavia a un certo gusto del tempo.

E’ chiara la sua imitazione poetica del Petrarca e se

c'è qualcosa di Dante in lui, questo è la fiera consa

pevolezza della dignità e della libertà dell’uomo in

rapporto alla duplice sfera della Chiesa e dell’im ­

pero. Nel commento al salmo <• In te Domine spe­

ravi >. Savonarola parla chiaramente della sua con

versione giovanile, e nella predica del 5 marzo 1496

allude probabilmente a se stesso quando rimprovera

ai tiepidi di non voler accettare l’esempio e Tinse

gnamento di un convertito. Naturalmente non si

tratta di una conversione nel senso abituale della pa

rola, ma solo del passaggio da una incerta visione

della vita a quella integrale del credente sull’orma

dei Santi. 1 Santi, appunto, chiamano

conversione

questi passaggi verso l’alto e che senza il miracolo

della

grazia

non potrebbero prodursi. Una disillu­

sione d ’amore con la nobile Laudomia Strozzi la

quale, per avergli dato del plebeo, si ebbe della ba­

starda. come era infatti, addolorò indubbiamente il

nostro giovane. Ma non fu questo episodio la causa

dell'addio al mondo, come i pansevsualisti hanno vo­

luto opinare sulle orme di Freud; fu invece un dolore

di gioventù che fece maturare una chiamata inte­

riore già da lungo tempo elaborata e che solo ora

trovava la sua giusta via.

Il 24 aprile 1475. superati gli studi delle arti libe­

rali e già avanti in quelli di medicina, Girolamo Sa­

vonarola entrava nel convento di S. Domenico a Bo­

logna, con il proposito di non essere sacerdote ma di

servire nei più umili Uffici dei fratelli laici. I supe­

riori, però, subito valutarono il giovane che fu av­

viato agli studi e all’apostolato. Diventato maestro

in teologia nello Studio Generale dei Domenicani di

Bologna ( 1487), predicò contemporaneamente un po’

ovunque in alta Italia: Firenze. Bologna, Ferrara,

Padova, Brescia. Pavia, Genova. Dopo le solite disil­

lusioni del tirocinio, il Savonarola si affermò chiara­

mente a S. Marco e a S. Maria del Fiore in Firenze

che divenne il suo amore e la sua croce.

Al lato costruttivo della predicazione di Savona­

rola. assolutamente basata sulla Sacra Scrittura, sui

Santi Padri e su S. Tommaso d ’Aquino. c ''" :r""nde

una inesausta rampogna contro il malcostume, la tie­

pidezza e l’ipocrisia, di in alto e di in basso, contro

i banchieri usurai e i mercanti senza scrupoli, contro

la falsa scienza e l’astrologia farneticante, contro la

tirannide politica e giuridica che tutto riassume e

convalida uccidendo la libertà e la semplicità del ben

vivere cristiano.

E’ chiaro che, così predicando. Savonarola dove­

va incorrere nell’ira dei potenti e dei facili malumori

delle masse debitamente sobillate dii soliti mestatori.

I nemici di Savonarola si polarizzarono in Firenze

attorno agli « Arrabbiati », fautori della dittatura

della famiglia Medici, e in Italia attorno alla « Lega »

dei Principi contro la Francia, capeggiati dai Borgia

di Roma e dagli Sforza di Milano.

Riuscendo vana ogni altra arma, ancorché subdo­

la e micidiale, i nemici di Savonarola trovarono la

via aperta per aizzar? il Papa .contro di lui. La storia

deve ancora dire la parte certamente decisiva che

Cesare Borgia, il figlio naturale che Alessandro VI

ebbe da Vannozza Cananei, svolse nella lotta dei ne­

mici del Vangelo di Cristo contro Savonarola.

Il 21 luglio 1495 Savonarola riceve una lettera di

Alessandro VI che. non risparmiando elogi incon­

sueti, gli ordina di recarsi a Roma per chiarire la sua

dottrina.

Il 31 luglio Savonarola risponde di non potersi

recare subito a Roma, e chiede peitanto una ragio