Table of Contents Table of Contents
Previous Page  820 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 820 / 869 Next Page
Page Background

Si pensò poi che in queste proiezioni creative l’a r­

tista potesse anche dar vita a figure, veri soggetti,

realizzazione di pure forme: un qualche cosa di con­

creto. al quale i concretisti, che da questo concreto

trassero il proprio nome, negano ogni possibilità di

riferimento ad un vero naturale, mentre le loro espres­

sioni geometriche tendono a chiarirsi in armoniche

composizioni destinate a tradursi in impulsi spirituali,

comunicabili agli osservatori.

Mentre i Moreni. i Vedova, Zao-Wou-ki (di Pe-

kino). Cannassi. Morlotti ed altri tendono all'astrat­

tismo. ci sembra che Lattes. Manessier. Singer. Sou-

lages. Hartung. Coqxira. Guglielminetti. Nejad. Gal­

vano. Davico. Bissier. Badice. Beggiani possano es­

sere considerati tra i concretisti: una distinzione, ci

sembra, che può anche variare da opera ad opera,

senza che gli artisti possano neppur averne coscienza,

tanto misteriosi |iossono esse-re nell’inconscio i residui

di un vero, di una natura, alla cui presenza, credia­

mo. basterebbero i vivi elementi atavici che ciascuno

|K>rta in sè.

Di altri si dov rebbe ancora fare il nome. ma. L'Olile

pure per quelli poc’anzi citati, servirebbe a ben

p o c o ,

senza il potersi riferire ad almeno una illustrazione:

non mancheranno d ’altra parte nuove occasioni per

approfondirne le personalità e il linguaggio.

l Tn rapido bilancici della sala dedicata al Bianco e

Nero (otto francesi o considerati tali, e altrettanti ita ­

liani) vedrebbe nei primi, con Adam. Courtin. Flo-

con. Friedlaender, Le Moal. Vieillard un prevalente

indirizzo verso forme astratte o addirittura concrete,

con una vena di surrealismo in Flocon; a parte. Bigal

ed i modi espressionistici di Chou-Ling (di Nankino).

Figurativo, invece l’indirizzo degli italiani: Barto-

lini. dalla tecnica anche complessa negli intrichi delle

sue linee, ma che pochi tratti risolutivi bastano a

chiarire; Ciarrocchi che si esprime con semplici linee,

ora più ora meno dense, talvolta appena intrecciati*;

Donna affida la solidità dei suoi oggetti e l’evane­

scenza dei suoi effetti luminosi all’unico graduale

addensarsi o rarefarsi di fitti reticolati; Galante, sem­

pre vivo nella contrastata modulazione della xilogra­

fia; Zancanaro, già presente a Venezia nel ’52 con

questo stesso

Coro delle vecchie mondine di Ronco-

ferraro.

che tra le sue opere rimane una delle più

equilibrate e profonde (ed a Venezia ebbe allora il

Premio della Presidenza della Biennale); Treccani,

che indulge qui ad un neorealismo; e figurativi sono

in fondo anche Viviani. uno dei migliori incisori no­

stri. che è portato ad evidenti soluzioni surreali e

metafisiche, e Maccari che, nella sua ironia grafica e

nello stesso grottesco, è vero maestro di espressività.

Se nel suo complesso la manifestazione ci è sem­

brata riuscita, e notevolmente migliore delle due p re­

cedenti non foss’ahro che per il notevolr

apporto

di

j

I I

Pian* iw lm « * Pelature - 2 Jda 1963

quelle personali che hanno contribuito ad elevarne il

livello, crediamo nostro dovere rilevare che in una

mostra di

pitturo (Toggi,

non doveva essere possibile

accogliere per esempio opei» ........ quelle di Mentor il

cui tipo ha già avuto da noi un momento di notevole

favore all’epoca delle decorazioni figurative di vaste

pareti auliche e ministeriali, quindici-vent’anni fa: o.

Mai (1163).

1

*