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piacenti opere, sulle quali qualche giurato estero volle
singolarmente fermarsi a lungo ammi randole. Il che, se
è
motivo di soddisfazione pe l disegnatore di quei bricchi
di
~rgento,
di quelle coppe, di quelle scatole e di quell e
armature decorative di vasi ceramici, non
è
meno con–
fortante per l'industriale che ne fece curare la esecuzione
con fedeltà, con intelligenza e con abile mano.
I gioielli poi, dai quali folgoravano diamanti, smeraldi e
zaffiri, avevano una duplice impronta, alcuni r ichiamando,
con più agile atteggiamento di moda, il tipo consuetudi–
nario del gioiello costoso, assai più che vezzoso, ed altri
esprimendo, in forme di più sentita e leggiadra moder–
nità, il bisogno della rinnovazione. Taluni oggetti poi,
come il fermaglio d'opale e quello per cintura, simboleg–
giante il giorno
è
la notte, avrebbero potuto assai bene
resistere al confron to di ottimi gioielli st ran ieri.
Ma fuori ogni pericoloso paragone ed ogni aspirazione
di primato in un ramo d'arte in cui i francesi prima e
poscia gli orafi belg hi han dato prove sin qui insuperabili
di sap ere , di bellezza e di magnificenza, sta il fatto
che la Ditta Musy di To rino ha mostrato nella Esposi–
zione recente di ave r bene impiegato i suoi lar gh i mezz i
e bene ad op erati i suoi generosi propositi per onorare
in patria l'arte del gioi ello moderno.
MEDAGLIA D'ORO.
BARONE AMBROGIO E FIGLI, fabbrica di carte
da parati, Torino.
Medaglia d'oro a unanimità.
Ha recato qualche maraviglia come il parato da ca–
mera, che ha assunto in più regioni d'Europa, in Inghil–
terra e in Francia particolarmente, una così felice espres–
sione di originalità e di freschezza moderne, sia stato
poco o punto rappresentato a Torino.
Tuttavia
è
soddisfacente che un italiano almeno, quello
di cui ora abbiamo menzionato il nome, sias i fatto in