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GIOVANNI CALIGARIS da Udine, produttore di
opere di ferro, rammentava in certa guisa le qualità dei
Bertolini e Peroni con le sue cancellate massicce cui
erano avvinti tralci fioriti volubilissimi ma peccanti di
soverchia naturalezza anch'essi.
In questo gruppo di lavoranti però emergeva PRO–
SPERO CASTELLO di Torino.
Egli esponeva, fra alquante opere di ottima fattura
ma poco valutabili per senso d'arte perchè attinte dal
medesimo errore dei precedenti, un grande arbusto de–
corativo ergentesi superbamente dal cavo di un vaso di
g ranito.. Era una massa maestosa tratta da un dis egno
del D'Aronco, una massa assai ben concepita per volume
e per forma, destinata all 'ornamento di un edifizio co–
stantinopolitano. .
Se l'opera artistica, per semplice che fosse, avesse
potuto attribuirsi , come pel Mazzucotelli, al maestro ese–
cutore, cioè . al medesimo Castello, questi avrebbe preso
un posto ass ai prossimo a quello del suo competitore
lombardo, tanto abile , robusta, larga e nervosa era la
fattura dei rami e delle foglie del valido vegetale deri –
vato dal masso di ferro incandescente come si trarebbe
un'opera di modellazione dall'informe e tenera materia
dell'argilla.
Il MINGAZZ( di Bologna invece, che collochiamo
qui per affinità di materia, esprime il valor suo di fabbro
modellatore in maniera assai più dimessa, ossia per
mezzo del
f erro laminato.
Senonchè andavano attribuiti
a lui stesso i disegni dei suoi lampadari e delle sue
lampadine elettriche, pure manifestando esse l'influenza
dell'Aemilia Ars, fonte ispiratrice anche degli operai
bolognesi che esposero in proprio nome ed in appar–
tate categorie.
LUDOVICO CAVALERI, pittore milanese, esponeva
alcuni ventagli i quali richiamarono l'attenzione della
Giuria principalmente per essere le sole oper e decora-