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sana, comoda e piacente anche la linea delle seggiole.
In complesso trattavasi di una camera di tipo economico,
il che aggiungeva merito a merito e spiegava in certo
qual modo la fattura tirata un po' alla cieca, frettolosa–
mente. Solo, in ordine a ciò, era da avvertire, per ragion
logica, la inutilità dell'intaglio e delle ferrature così com–
piesse e vistose, contraddicenti alla natura e alla fattura
del mobile. Ma fuori di un tale appunto Enrico Monti
va lodato con cordialità. Egli
è
un costruttore sano e un
disegnatore dalla mano felice, il .quale molto potrà con–
tribuire all'affermazione di un gradevole e pratico mo–
bilio italiano.
Anche il pannello di PLINIO NOMELLINI, pittore,
livornese, e di EDOARDO DE ALBERTI S, scultore,
genovese, meritava di essere notato come uno dei rari
esempi di opere di questa natura. Inoltre esso non era
privo di allettazione per gli occhi pure essendo alquanto
falsa la luce . del primo piano rispettcr'all'arnbiente. Sana
la cornice modellata e dipinta in gesso duro, intimamente
congiunta all.a pittura del pennello. . In sostanza era una
prova di concordia decorativa, anzi di unità, raggiunta
attraverso una duplice coscienza di artista; e perciò ap–
punto la Giurìa ha voluto rilevarla e premiarla.
Anche la sala da bigliardo - e particolarmente il
bigliardo e il vicino tavolino da giuoco tanto sagacemente
costrutto - non meno che la stanza da pranzo di
CARLO ROSSO, ebanista torinese, meritavano di es–
sere distinte. La buona linea dei mobili e la loro fattura
non era da confondere con la gran massa del mobilio
italiano, industriale e commerciale,
atti~to
da morbosa
modernità.
Alla SOCIETÀ CERAMICA FIORENTINA inoltre,
della quale
è
Direttore Vittorio Giunti, già direttore te–
cnico dell' Arte della Ceramica, cui
dett~
i primi entusiasmi
del proprio lavoro e gli impeti primi della propria fede,
spettava di diritto una considerazione per' le
qualità