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di officina, di corporazioni artistiche 'e manifatturiere e
di validi indu str iali , i quali all'appello d i Tor ino han
risposto tutti, senza l'ausilio di alcuno, con la urgenza
dell 'opera concorde e con la potenza dei milioni. .
In una Mos tra generica dove la nota ind ustr iale avesse
dovuto prevalere sulla collettiva armonia della produzione,
o per lo meno dove tutte le energie del progresso
umano avessero dovuto concorrere pari pari in una ma–
nifestazione comune, sa rebbe toccat a alla Sezione Italiana
un'assai più lar ga considerazione di quella che non ha
potuto meritatare dalla Mostra ' Torinese , il cui fine
particolare abbiamo voluto tes t è rimettere in luce sulle
orme de l programma.
L'Esposizione di Torino ha avuto, e doveva avere, infatti,
una duplice ragion di essere e un duplice valore esemplare .
In seguito alla prima Esposizione Internazionale di
Arte ed Industria che tenne l'Inghilterra nel
185
I,
con
uno scopo più ampio ma non in tutto diss iìnile da quello
che ha informata quest'ultima Mostra Italiana, il cara ttere
delle Mostre univ ersali
è
andato via via espandendosi
e modificandosi sino a mutare affatto di natura e di fine .
L'Esposizione Universale In gle se fu .anch'essa una
esposizione ed ucativa per la nazi one che aveala prepa–
rat a e compiuta. Non premeva già la Gran Bretagna
il bisogno di accendere una volubi le fiamma di vita lità
econo mica in seno alla citt à di Londra, chiamandovi col
forestiere la ricchezza estranea ; nè alla propria ricchezza
impo rtava g ran fatto la liberazione -agli stranieri dei pro–
do tt i nazionali sul suolo medesimo che li avea generati .
L 'Inghilterra, il cui valore manifatturiero toccava l'apice
dell 'eccellenza, ma il cui sentimento artistico decorativo, o
buon g usto
che vogl ia dirsi , non era tenuto in alto pregio
nel resto dell 'Euro pa, an elava di misurarsi e sopratutto
d 'istruirsi in una gara artistica industriale e mondiale .
Il resultato ultimo della Mostra è riassunto in due
piccoli brani della prefazione a una bella opera' ric-