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«Abbiam già detto che il nome di Valentino ai casamenti situati sulle rive del Po in faccia
a San Vito,
è
antico molto. Nel secolo XVI, v'avea casa e podere
il
presidente Renato
Birago, da cui lo comprava Emmanuele Filiberto nel 1654. Dimesso l'anno seguente a
Giovanni de Brosses, tesoriere della duchessa, lo riscattava dodici anni dopo. Ma il ca–
stello che ora si vede
è
frutto della munificenza di Madama Reale, Maria Cristina. Fin dal
1633 ne fu cominciata la fabbrica, e così regnando Vittorio Amedeo I, marito di lei.
Sopra intendeva ai lavori con titolo di governatore Antonio Bobba. Vi lavoravano operai
parte francesi, parte delle valli di Lanzo. Non trovo chi sia stato l'autor del disegno,
e forse, essendo costruzione di stile affatto oltramontano, massime nell'acuto culminar
dei tetti, Maria Cristina l'ebbe di Francia: seppure l'architetto Conte Carlo di Castella–
monte, che vedo aver diretta l'opera, non seppe piegare il proprio ingegno alle incli–
nazioni di quella principessa. Nel 1638 già vi dimorava la corte, la quale vi si era trasfe–
rita per festeggiare la nascita del delfino. Molte volte ai tempi di quella bella e vivace
reggente fu il cortile del castello del Valentino teatro d'armeggerie, di giostre, di quintane,
di corse e di altri spettacoli. I lavori del Valentino, interrotti dalla guerra civile, furono
ripigliati e continuati molti anni. Dal 1646 al 1649, Alessandro Casella stuccò la camera
dei gigli e delle rose;
il
soffitto della stanza della caccia, e di quella del negocio (del
commercio) e la stanza della munificenza. Oltre alle camere summentovate trovo memoria
,ft.
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d 'una camera de' pianeti,
dal sergente Lorenzo Manu
tetto si fecero venir di Ma
compare con due corpi lati
terminati da due padiglion
Po: si ha l'accesso per due
si vede la statua di un fiul
sito che dovea occupar l'al