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ecolo XV angusto era lo spazio che rimaneva avanti al Castello. Allora
cipe d'Acaja s'allargò la piazza atterrando varie case. Il lato di piazza
a levante, venne ricostrutto su disegno uniforme tra il 1606 ed il 1615.
aIe dov'era la casa del medico Busca, archiatro del duca, fino al sito ora
sa di San Lorenzo, ed allora della casa della prevostura di Pollenzo,
trada che quella di Dora Grossa, e le case si levavano or alte or basse,
ra, secondo
il
talento di chi le avea costrutte. Di quell'anno Carlo Emma–
dal capitano Ascanio Vittozzi, d'Orvieto, gentiluomo romano, che fin
ingegnere ed architetto, un disegno uniforme con ampio ponicale, e
lle case di rifabbricarle, con facoltà di occupare gratuitamente pei portici
ppure di vender le case a chi pigliasse l'obbligo di rifabbricarle secondo
Il lato della
pia~za
che guarda al nord, fino a pona Castello, ed al bastione
di Santa Margarita, a cui s'appoggiava, non era prima del 1615 intersecato da nissuna
strada; ma formava una linea non interrotta di case fino alla via chiamata allora dell'Anello
d'oro dall'osteria di tal nome, ed ora della Palma. Piazza Castello serviva prima d'Emmanuele
Filiberto
aux esbattemens et aux honneurs
della
abbazia
degli Stolti. Era questa una gaia
compagnia instituita nella prima metà del secolo XV, e dal duca Ludovico approvata e
privilegiata, la qual: aveva
l'in~arico
.d.i regolare le feste pubbliche, di ordinare giocondi
ricreamenti, liete brIgate, allegrI COnVItI, graziose veglie, d'incontrare e d'onorare i principi
forestieri congiunti di sangue colla casa di Savoia, d'imbandire festini alle dame ed ai signori
della città, di dare spettacoli sulla pubblica piazza. Essa avea poi privilegio di far pagare
alle novelle spose il dritto di barriera, recandosi in bell'arnese
l'abate
co' suoi
monaci
lungo
il cammino che la novella sposa dovea percorrere, e vietando festivamente alla medesima
il
passo, finché non avesse pagata la moneta determinata dalla consuetudine. Piazza Castello
fino ai primi anni del secolo XVII era terminata a levante dalla galleria del castello, e dal
muro della città che trovavasi verso la metà del corpo dello stesso castello tra l'una e l'altra
torre. A mezzodì era chiusa da un lungo isolato. Cominciò allora Carlo Emmanuele I ad
aggiungere dieci isolati al meriggio sulla linea della chiesa dr San Carlo, e per dare diretta
comunicazione dal suo palazzo alla città nuova, aprì la via che si chiamò Nuova (1615).
Qualche anno dopo (1619) aperse un'altra strada che dal palazzo di città sboccasse in faccia
alla galleria del castello. Quando poi Maria Cristina e Carlo Emmanuele II ebbero
il
vasto
concetto di comprendere
il
borgo di Po nella città, allora si raddoppiò verso levante su disegno
uniforme, la piazza Castello, quale vedeasi verso ponente;
il
castello divenne centro della
piazza, e la porta della città si trasferì, come si è già dichiarato, in fine della stupenda
via di Po, ricostrutta anch'essa con architettura uniforme del Bertola.
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Luigi Cibrario