

C R I T I C A
D A N N U N Z I A N A
Sul Poeta, recentemente scomparso, che io. in ve
rità. considero l'ultimo classico, fra quanti hanno
sino ad oggi conchiuso il ciclo della loro opera, in
tendo dire mi D'Annunzio, l'amico Capalo ha scrit
to un tomo di vivo interesse e copioso documento.
Con il \olume primo di « La lirica «li Gabriele d'An-
iiunzio ». a cui faranno seguito altri tre (uno an
cora. come il presente, sulla lirica giovanile: uno
•lilla lirica «Iella maturità, e l'ultimo pure sulla li
rica della maturità), il Ligure ha dato inizio ad una
fatica che soltanto uomini della sua prepara/ione
critica, estetica e fihtsofica. |Hissono intraprendere.
La f«»n«latezza di «piesta a(Termazi«iue viene chiara
mente comprovata dalla densa e ricca premessa, in
cui il Nostro «Italica sessanta pagine a confutare la
critica di c«»l«»r«» che lo hanno preceduto.-voglio dire
il ltorgese. il Croce, il Cargiulo. Riconoscendo a eia-
scurn» i meriti di critici scrii ed impegnati (costume
eotesh» che
è
«»ggi in hen
|m»c«»
onore: se peusianu»
alle helle e simpatiche Usanze «lei molti critici «Hlier-
ni- i «piali sentono il bisogno di buttare a mare tutt«>
«pianto sia stato fatto prima di loro). il Capasi» pro
cede noi ad una re\isione accurata ed intelligente
«Ielle \arie posizioni, riuscendo con molta capacità
«li sintesi a porre in luce i travisamenti, gli errori,
"li eccessi di ognuno. Sul Borgese. per
es.
: « Quale
il massimo merito «lei Horgese? — si chiede 1*A. —
Di a\ere chiarissimamente distinto che il D'Annun
zio non era soltanto un aggraziai*» descrittore, bensì
sali\a sino alla poesia inaggi«»re. esprimendo orga
nicamente. e con singolarissima intensità, una sua
\isi«>ne del momh». Kgli percepì nettamente la pre
senza «Iella <« grande p«»esia » nel
('auto novo
e nelle
lsnidi;
egli fu il primo, in se«le «li critica veramen
te meditata, a insistere tanto sull’
Altyone;
sicché
«la lui trae origine «piello «'he
è
oggi il « cliché » cri
tici» dominante: che, come Dante é il poeta della
Commedia
o l'Ariosto
i\AVOrlando.
il D'Annunzio
è
il |H»eta deir^/eyone
».
Perei»'» Capassi» mi trova senz'altro consenziente,
perché ben ravviso in lui. che ha al suo attivo già
parecchie opere «Titiche forti, come il ben noto
Sa-
I » t
distinguere
e il
Leo/tardi 1938
(di cui dissi at
tentamente sul
Meridiano di Roma),
e il saggio su
Proust, e I antologia
II fiore della lirira italiana.
ecc.. ecc., a «piesta nuo\a tappa, l'uomo che accop
pia ad una «>ttima acutezza e felicità critica una non
meno degna preparazione sul tema di volta in volta
trattati».
(-apasso esamina. cron«»logicamente (ci«»é anche lo
gicamente) il Primo vere. Canto novo (prima ste
sura). Intermezzo ( prima stesura), i due Poemi eroi
ci e, nella seconda parte dell'opera, L'InHteo e la
Chimera.
Questi» il disegno schematico: che nella sua ossatu
ra essenziale e saggiamente limitata addimostra il ri
gore del metixb». Capasso non s'illude mai ( perchè
è preparati») di dar f<tnd«» all'universo in cinque
pagine. Sa benissimo che un poeta della forza di
D'Annunzio richiede, in modo imperativo, un esa
me minutissimo, che tenga conto degli sviluppi, de
gli elementi biografici (sicuro!), dei progressi e dei
regressi cui l'arte di un pi»eta va continuamente,
direi ininterrottamente, sino ad uu certo momento
dcU'areo. soggetta.
Kd ecco le pagine sul
Primo vere,
aprentisi c«»n una
affermazione decisa, senza mezzi termini : « Non
vale più assolutamente la pena. oggi, di ripetere che
«piasi mai. nel
Primo vere,
si arriva alla p«»esia ».
Kcc<» le pagine sulla prima stesura del
Canto novo,
in cui si inc«)inincia col metter a posto le cose accer
tami)» che « una parte della critica ha un |m»' troppo
\eduto, nel
Canio novo
del
1881-82.
pubblicato nel
1883.
quello — il ca|Milav«»r«» — «lei
1896;
e. per
tanto. lo ha sopra\aiutato ». A chi. come io h«» i
to. sia andato a rileggersi le due stesure prima di
tracciare «pieste note, risulta ben giustificato e fon
dato ]*av\ertimento del Capasso.
Anche se poi nella disamina delle \arie liriche ognu
no prende una posizione logicamente diversa, ma
gari per quah’he sfumatura, magari perchè la com
posizione p«»etica viene considerata sotto punti di
aspetto, sotto visuali diverse; insomma anche se le
mie preferenze, fra le pagine del
Canto novo,
non
c<»rrispondono esattamente a quelle dell'amico Ca
passi». ciò n«»n ha im|M»rtanza : è logico che nessuno
può pretendere il sincronismo assoluto dei gusti:
specie se chi giudica l'«»pera «l'un p«»eta sia a sua
volta poeta. Tamen bisogna pur che dica che fra
le numerose, fermili analisi del C. questa del
Canto
novo
mi pare davvero la migliore, accanto a quella
documentatissima, .'minia, nutrita, «lell
'Isotteo
e
della
Chimera.
Capasso sente l»en da vicino, anzi, senz'altro dall'in-
terno l'opera dannunziana: ed
è
il primo forse a
tracciarne un disegno così ampio e fedele. Cosicché
sarebbe semplicemente ingiusto non riconoscergli il
merito di avere posto una pietra miliare sulla stra
da della critica del Poeta Soldato.
Non
è
senza curiosità che attendiamo ora i volumi
susseguenti, in cui Aldo Capasso ci verrà esponen
do le sue teorie, le sue vive idee sulle Elegie Roma
ne, sul Poema /tarotlisiaco, sulle Odi D/avali, sulle
stesure definitive dell 'Intermezzo e del Canto novo
(e su quest'ultimo abbiamo già cospicua documen
tazione), suW'FJettra. e, infine, dulcissima. A lcio
ne, Laus Vitae e Merope.
EZIO SA M I
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