

della Cinta Daziaria del 1853 al momento della sua
disattivazione e demolizione; altre vengono create in
quartieri di nuova espansione, a volte come supporto
per le attrezzature di servizio, come nel caso dell'ar-
teria stradale dei Borghi S. Paolo, Cenisia e Campi-
doglio (attuali Corsi Racconigi e Svizzera).
I confini del piano regolatore generale dovevano
coincidere con una nuova cinta daziaria, la « Cinta
Frola», tranne in due piccole fasce collinari verso
Moncalieri e nella zona di Madonna del Pilone ove i
limiti di pianificazione — peraltro non confrontati
con il reale assetto fisico dei luoghi erano di più
ampio respiro.
L'approvazione della cinta daziaria, che avrebbe
racchiuso una superficie più che doppia rispetto alla
precedente (ettari 3900 a fronte di ettari 1700), è
però sospesa. Sin dal 1909 si sarebbe dovuto addi-
venire al suo allargamento, ma ogni decisione viene
rinviata per le « condizioni eccezionali della città,
che si preparava a degnamente commemorare il cin-
quantenario della proclamazione dell'unità dello
Stato » (
56
). La linea del dazio è ridefinita in seguito,
secondo il progetto dell'ing. Fenoglio (
57
); racchiu-
de un territorio di vastità ancora maggiore rispetto
alla precedente raggiungendo in direzione Sud i
confini comunali.
Alla opzione per una barriera reale cioè non
solo amministrativa segue l'applicazione del pro-
getto, integrale nella parte piana e limitata in quella
collinare al solo tratto dalla barriera antica di S.
Ma
rt
ino a poco oltre la Madonna del Pilone. L'ese-
cuzione è tempestiva, e si raggiunge l'obiettivo di
rendere operante il nuovo strumento di controllo
fiscale «prima della vendemmia» del 1912 (
58
). La
costruzione del muro parte in mattoni, parte in
cemento armato — con doppia strada carreggiabile,
dei piazzali e dei fabbricati accessori è ultimata il 1°
novembre, cioè in poco più di quattro mesi dall'ap-
provazione. La nuova demarcazione era stata infatti
sancita con Legge del 23 giugno 1912 che dichiara-
va congiuntamente di pubblica utilità anche il
«coordinamento» ad essa del piano edilizio.
Consegue una revisione generale del piano del
1908 volta a completarne la fascia esterna addiziona-
le ma, nel contempo, ad ovviare alle sue carenze più
significative emerse nel frattempo: la totale assenza
di aree destinate a servizi; la mancata verifica del-
l'applicabilità di alcune indicazioni, alle quali era
impossibile adeguarsi precipuamente in certe fa-
sce collinari —; la carenza di legami strutturali con
la preesistenza, totalmente ignorata anche nelle sue
testimonianze più rappresentative (
59
).
Assodato che il piano del 1906-1908 appariva un
piano viario di lottizzazione formato dall'assem-
blaggio di parti non sempre del tutto omogenee, si
provvede in fase di revisione a ricercare soluzioni a
problemi più complessi, relativi ad infrastrutture e
servizi: nuovo Cimitero Sud, riordino del sistema
ferroviario urbano, trasporti fluviali — con la
riproposizione di un porto (in adiacenza al cimitero
esistente) di cui già si era trattato in età napoleoni-
ca (
60
) —. La maggior attenzione è però dedicata al
problema del verde: vengono previste aree a parco e
giardini per lo più in zone di reliquato e nelle anse
fluviali.
Con l'approvazione di trentasei varianti al Piano
Unico Regolatore e d'Ampliamento del 1908 si
giunge così, il 30 maggio 1913, alla definitiva ap-
provazione del piano « per la parte pianeggiante a
sinistra del Po e alla destra del fiume, sino alle strade
di Moncalieri e Casale» (
61
)
Per i territori a levante del Po, a monte delle
strade lungo fiume, il 1° dicembre 1913 è approvato
il piano «degli Ingg. Quaglia e Marescotti, speciali-
sti in materia che già eseguirono il rilievo della col-
lina » (
62
). II territorio è diviso in due parti dalle vie
che segnano la demarcazione tra parte piana e colli-
nare: la prima sarà soggetta alle norme ormai vigenti
per il territorio in sinistra del Po, la seconda dovrà
essere approvata con legge speciale (
63
).
La prima zona pedecollinare, tra le strade sul
fiume e la nuova cinta daziaria — viene aggregata ai
territori piani, in un unico strumento urbanistico nel
1915; tale piano delle
Varianti al Piano Generale
vigente per legge 5 aprite 1908 è
approvato con
Regio Decreto del 15 gennaio 1920 n. 80 (
64
).
Per il territorio collinare il piano rinuncia ad una
proposta globale ed unicamente traccia una rete via-
ria abbastanza complessa e sconvolgente il territorio
— cui verranno apportate, nel futuro, molteplici va-
rianti con slarghi, belvedere ubicati per lo più sui
poggi dominanti la città e grandi giardini pubblici; la
possibilità edificatoria è vincolata unicamente dal
successivo regolamento per l'esecuzione, deliberato
nel 1919. Le normative tecniche sono relative agli
arretramenti rispetto alle strade, al dimensionamento
dei fabbricati ed al rapporto di fabbricabilità, peral-
tro molto elevato: 1/6 (
65
)
Il piano collinare è approvato con Decreto Luo-
gotenenziale nel 1918 ed il relativo Regolamento
nell'anno successivo (66)
Il ruolo anche morfogenetico svolto dalla prima
decisa fase di industrializzazione sull'assetto urbani-
stico generale di Torino si stava ormai esaurendo,
ma la pianificazione è ancora interessata da fenome-
ni industriali emergenti (
67
). In effetti le varianti di
piano più significative che vengono adottate dopo il
1913 riguardano necessità insediative dell'industria
e precipuamente dei grandi complessi, che stavano
decidendo con la propria localizzazione il destino di
intere zone delle città. Le altre modifiche apportate
ai piani hanno incidenza limitata, riguardando inter-
venti parziali sul settore viario con l'inclusione di
vie private nel sistema pubblico, forma di lotti fab-
bricabili, riduzione o soppressione di zone a verde.
Una prima serie di tali varianti, successive al I913,
è approvata nel 1925 (
68
) (fig. b17), altre verranno
prese in considerazione in tempi successivi.
Come le varianti così pure non risultano partico-
larmente significativi gli ulteriori ampliamenti pia-
nificati. Le modifiche agli strumenti urbanistici sono
raccolte negli aggiornamenti di piano alla metà degli
712