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Il Duo mo di T o r i n o

N

cl

1446 fece pure fare una gra n croce capitolare (9) ; e testando

ord inò

andasse~o

al Capitolo, e g li rimanessero in perpe tuo, le tappezzerie

di seta, d i velluto e di lino fregiate allo stemma di sua famiglia

( IO),

la mitra

( I I) ,

il past oral e ( 12), un calice col suo stemma ( 13) ed 1

SUOI

libri di diritto canonico ( 14).

Si trova pure cenno di mastro Andrea De Molineri is, orafo di Pi–

nero lo, il quale lavorò nel 1445 ( 15) per il Capitolo tor inese la gran

croce capitolare d 'ar gent o del peso di 45 marchi e tr e oncie ( 16) .

L 'inventario del tesoro capitolare redatto nel 1467 ( 17) poteva perciò

annotare con particolare menzione par ecchi paramentali istori ati e tre di

velluto, un pallio di bro ccato oro e seta , un altro di broc cato velluto,

alcune pianete dello stesso, una g ra n croce d 'argento fregiata d'immagini ,

due altre dello stesso metallo, due bast oni capitolari d 'argento ( 18), un–

dici calici dello stesso schietti o dorati , una pissid e d' ar gento dorato ed

un'altra d i rame argentato, un turib olo, una pace

( 19)

ed un reliqui ari o

d 'argent o di San Secondo, che era stato fabbricato nel

1422

dal Capitolo ,

coll'aiuto del Comune ( 20) e si teneva nel 1468 nella sacrestia .

(~ I»

Quest' ultimo, ogg i perduto, trovasi descritto nel 1505, qu ale una

imma–

gi ne d'a rg ento di Sa n S econdo con sua cassa di rame dorata

( 22), nel

1567 come

San S econdo col suo castello ed altri suoi ornamenti

( 23);

e meglio nel 1584 era dett o

Wl

mau soleo di rame dorato, sul quale sor–

g eva una statua di uomo armato di clava e lavorata d'arg ento

( 24). Nel

1727 invece la cassa era dett a

teca d'm;r;ento, a modo di castello, nel mez zo

della quale sorg e un a torre d'arg ento, sour'essa una statua d'uomo tori–

cato dello stesso metallo e armato di clava e di elmo, quale ma cc ùiua era

stata lavorata a spese del Comune, come appariva dallo stemma di esso

impresso sulla teca

( 25) . Di questo pr ezios o cimelio si trova un ultimo

ricord o in una storia del Santo pubblicata nel 1734 ( 26) e nella rac–

colta del Gallizia ( 27), dalle quali risulta che la statua del Santo recava

nella destra la mazz a, nella sinistra lo scudo e sul pett o la croce della

sua legione. Non vuolsi finalmente tacere del calice dett o volga rme nte

dci Miracolo del Sacramento, perchè si cre de che il vescovo Ludovico

'vi abbia ricevuto l'ostia miracolosamente ridiscesav i nel 1453.

R icca collezione di tappezzerie e di ara zzi si trova pure ricordata

nell'inventario del 1467 , il qu ale registra du e tappeti turchesch i, du e altri

g randi all' arme del vescovo Lud ovico, du e piccoli per alt are, un arazzo

antico ad opera d 'uomini e di anim ali, uno rosso con motti tedeschi, qu ello

di Sa nsone e di Aristotile, du e pancali di seta lavorata ad uccelli ed altri

tre allo stemma del medesimo vescovo.

Gioanni di Compeys non fu meno munifi co del suo predecessor e,

ch è

nel 1475 ( 28) donò al Capitolo un g ra nde e nobil issimo reliquiario

per port are il Santiss'imo ( 29), un bastone pastorale (30), le g ioie inca–

stonate nella mitra, cinque tappeti di g ran forma da ornare la porta de lla

sacres tia e da porre sulle panche, altri da mett ere sotto la croce, una' pac e