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b z à z i

t

w a m t w i E r g

Poiché, in fondo, l’umorismo di Csathó è ot­

timismo, è scuola confortante che insegna a

prendere la vita con una larga dose di tolle­

rante filosofia e a credere che non tutto nella v i­

ta è decisamente cattivo.

Fra l'umorismo all'acido solforico di Pitigrilli,

l’umorismo dell'idiozia inventato da Campani­

le, l’umorismo di Mariani che vorrebbe essere

fustigatore dei più inconfessati aspetti sociali,

l’ arte del Csathó emerge per la bontà profonda

dei suoi scopi e anche pel fatto che non cerca

sbocchi nuovi, ma percorre la vecchia strada

maestra dimostrandone una volta ancora la ec­

cellenza e le possibilità inesauribili : fra i gio­

vani italiani chi vi si avvicina di più è il Frattini

che in alcuni momenti dell’ « Amante a mille

chilometri » è stato veramente felice.

I buongustai che amano il dialogo fra il conte

Z io e il Padre provinciale di manzoniana me­

moria e l’ equilibrio e la serenità di Pikwik ap­

prezzeranno certo l’ arte di Caathó, materiata di

vita vera, soffusa di sorriso bonario e conforta­

tore.

E tutti i lettori troveranno in essa una gradi­

tissima e persuasiva ambasciatrice per la ripresa

dei rapporti culturali per l’Ungheria e l’ Italia che

in passato tante pagine di sangue e di valore

hanno scritte insieme per le più nobili idealità.

(p. r.)

La raccolta » Hungaria » come l’ altra » Vo l­

ga » di cui ci siamo occupati lo scorso numero

comprenderà la migliore produzione della let­

teratura ungherese contemporanea in tutti i suoi

generi : e servirà a diffondere fra di noi la co­

noscenza e il gusto di un’ arte notevole, ricca di

risorse e di possibilità. Particolare lode merita

per questa sua nuova fatica la casa editrice «Cor-

baccio », che anche ha saputo scegliere per la

nuova collezione una veste tipografica accura­

tissima e assai simpatica.

M a rio MàZZUCCHELLI

:

Tragedie d '

Aquile.

M i­

lano. Corbaccio, 1929. L. 15.

Dopo il romanzo della più bella donna del-

l’Ottocento in cui la squisita figura della Casti­

glione e i sottili intrighi mtessuti intorno a Lei

balzano vivi di interesse e di passione, dopo lo

studio su Madame Tallien e quello su Robe­

spierre che molte pagine della Rivoluzione fran­

cese illustrano in modo originale ed elegante,

Mario Mazzucchelli ha voluto con queste sue re­

centissime

Tragedie ( f A qu ile

affrontare alcuni

momenti della storia russa, storia diversa profon­

damente dalla nostra e particolarmente difficile

per la diversità del carattere, per l’analisi dei mo­

venti psicologici dei protagonisti e delle masse,

per la interpretazione delle tradizioni e del pen­

siero religioso e sociale. Se lo studio su l’ incen­

dio di Mosca era interessante e difficile, mag­

giori doti di acutezza e di evidenza narrativa ri­

chiedeva il saggio sull’uccisione dello Tzar Pao­

lo I, il pazzo deificatore della autorità imperiale.

Collo studio sullo Czarevic Alessio, il Mazzuc­

chelli si è però confermato storico di razza su­

periore. Storico, cioè, non nel senso analitico

deH’arido esploratore di archivi che alla storia

procura gli elementi indispensabili per le sue

ricostruzioni, ma storico nel senso completo del

risuscitatore di un determinato momento che,

pur rimanendo nel rigido ambito del

fatto

pre­

ciso, sa di questo fatto sviluppare e illuminare

tutti i più profondi moventi umani, e sa con­

durre la narrazione con equilibrio, con chiarez­

za, eccitando continuamente l’ interesse del let­

tore con uno svolgimento serrato, senza digres­

sioni, dimostrando la logica necessaria degli av­

venimenti, ma lasciando sempre uno spiraglio

per l’ avvenimento imprevisto.

E, dallo studio — per felice coincidenza del

caso pubblicato quasi contemporaneamente alla

prima recita del

Pietro il ù rande,

forzanesco —

la Russia dell’ultimo seicento e del primissimo

settecento balza netta, su lo sfondo, con l ’ urto

delle sue passioni, fra il.

I occidentalisti

e conservatori moscoviti : protagonisti dei due

movimenti Pietro il Grande, autoritario, grande

imperatore veramente, e il figlio Alessio, debole,

abulico, irretito fra le mene dei conservaton

che della sua debolezza miravano a costituirsi

una forza pel giorno in cui egli avesse regnato.

Fra i due la dolce figura di Carlotta di Bruns­

wick, moglie di Alessio, che forse, vivendo,

avrebbe potuto evitare la tragedia : Morta Lei il

marito precipita sempre più nella sua miseria, il

dissidio col padre si inacerbisce, Alessio fugge, è

ricondotto a Pietroburgo e il 26 giugno 1718

muore misteriosamente in una casamatta della

cittadella di S. Pietro e Paolo.

Nel 17%, settantotto anni dopo, placati i dis­

sidi e stabilizzate le riforme con i regni delle due

Caterine, sale al trono Paolo I. Nelle sue vene

è la triste eredità dei Romanoff : il fermento del­

le vecchie tare, delle violenze, delle debolezze,

delle oscure tragedie della tormentata famiglia.

Egli vuole che la sua Corte rassomigli quanto

più possibile a Versailles e manda a Parigi ima

commissione di storici per studiare tutto il com­

plesso ordinamento della etichetta del Re Sole.

E passa di stranezza in stranezza : pone l’auto­

rità imperiale allo stesso livello cui avrebbe po­

tuto porla Caligola o un altro imperatore della

triste decadenza dei Cesari. Poi, improvvisa­

mente, è attratto dal fascino di Napoleone e si

allea a lui contro l’ Inghilterra. La nobiltà e l’al­

ta borghesia russa, anglofile, conservatrici, in­

sorgono : e lo Tzar, con l’ annuenza dei figli, vie­

ne assalito di notte nel suo palazzo. Si vuole

la sua abdicazione, ma un oscuro congiurato lo

colpisce a morte l’ Il marzo 1801.

Il volume s'avvia rapidamente al termine.

1812 : le fiamme dell'incendio di Mosca guizzano