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« Il •'ionio dopo vi fu portata la S. Sindone con

grande pompa. S. (iarlo pontificò «itila piazza d i­

nanzi ad K>.<a ed alla presenza del Cardinale V e r­

cellese. di due Arcivescovi. >ei \esco\i. Principi e

lolla sterminata. K predicò «lillà piazza, tutti infer­

vorando nella devozione alla S. Sindone, che poi fu

dai \escovi per tre volle mostrata al popolo sui \ari

lati del Palazzo. Nè bastando questo a saziare la

comune devozione, fu di nuovo portata in Duomo

cd esposta per lo spazio di quaranta ore eonsecu-

li\e. Le preghiere >i intercalavano alle prediche:

|iiù volte S. (iarlo prese la parola, tutti edificando

c infervorando.

«O tto giorni si fermò a Torino S. Carlo occupando

il tempo in preghiere, meditazioni e pie pratiche,

e «piasi ogni giorno celebrò dinanzi alla S. Sindone

il Divin Sacrificio. Non per questo però egli tra-

«curò gl interessi della sua Dioce.-i. oliè anzi anche

<la lontano continuò a prendersene cura. Kd è da­

tata appunto da Torino al 16 ottobre una impor­

tante lettera di lui all'A reiprete di Monza con cui

>i restituisce alla città il rito romano. S. Carlo \i

aveva da poco introdotto il rito ambrosiano comune

nella diocesi: alcuni ribelli tanto lavorarono a

Noma, che S. Carlo in segno del suo attaccamento

alla S. Sede accondiscese a ritirare le disposizioni

date e già accettate dal clero e dal popolo. Cosi se

Monza ancora oggi conserva il rito romano, lo deve

a questo documento datato da Torino.

« Durante il tempo di sua permanenza in città fu

sempre ospite del Duca, il (piale fu ben felice di

approfittare di cosi favorevole occasione per avere

lunghi colloqui col santo Cardinale e ricevere saggi

consigli per il buon governo del Principato. E ve­

nuta Torà della partenza, il Duca Emanuele F ili­

berto si gettò in ginocchio dinanzi al Santo, nè si

arrese alle istanze dell*Arcivescovo di alzarsi, fin­

ché que>ti non ebbe benedetto lu i e il Principe e

i suoi Stati. I biografi ci ricordano che in quell'oc­

casione il Duca, voltosi al suo primogenito Carlo

Emanuele, gli dicesse: “ Abbi, figlio mio. il Cardi­

nale per tuo padre, ed onoralo ed ubbidiscigli come

ubbidisci a me, e pregalo che ti riguardi come se

realmente fossi suo figlio ’. Questo episodio ci con­

ferma l'altissima stima e venerazione in cui il Duca

teneva l'Arcivescovo di M ilano. E sappiamo che il

Santo contraccambiò il suo affetto per la ••-•"’de

Casa Ducale, perchè quando pochi anni dopo, nel

1583. il Duca Carlo Emanuele ammalò gravemente

a Vercelli, egli, che già una volta era andato a Mia-

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