Scheda: Evento - Tipo: Storico

L’emancipazione dei valdesi e degli ebrei

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L’emancipazione dei valdesi e degli ebrei


Data dell'evento: 1847 - 1848

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30 novembre 1847, il marchese Roberto d’Azeglio si fa promotore di una raccolta di firme da inviare al sovrano per l’emancipazione civile dei Valdesi e degli Ebrei.

1° febbraio 1848, il Re riceve dal rabbino del collegio israelitico di Torino, Lelio Cantoni, un indirizzo con cui tutti gli israeliti del regno chiedono l’emancipazione civile.

17 febbraio 1848, i valdesi residenti nel Regno di Sardegna ottengono di «godere di tutti i diritti civili e politici al pari dei sudditi cattolici, frequentare le scuole dentro e fuori delle università e conseguire i gradi accademici». Carlo Alberto, con le celebri Regie Patenti, pone fine a una secolare discriminazione e riconosce a tutti i sudditi del regno la libertà di culto. Numerose petizioni chiedono al monarca l’estensione agli ebrei dei diritti civili e politici

19 febbraio 1848, per festeggiare la promulgazione della costituzione toscana del 15 febbraio, una folla plaudente si riunisce sotto le finestre dell’ambasciatore del granduca e davanti alla casa del pastore Bert per salutare l’emancipazione dei valdesi. Per solidarietà e in attesa di un provvedimento analogo, gli israeliti illuminano le loro case

22 febbraio 1848, a Torino l’arcivescovo Fransoni e il nunzio pontificio rifiutano l’invito dei sindaci della città a celebrare la messa per la festa nazionale del 27 febbraio, sotto il pronao della Gran Madre; in luogo della messa il parroco della chiesa avrebbe cantato un Te Deum. La commissione organizzatrice della festa estrae a sorte l’ordine numerico con cui le corporazioni, unioni e società avrebbero preso posto nel corteo; per acclamazione ai valdesi viene assegnato il primo posto.

Alla sera del 26 febbraio 1848 la comunità protestante di Torino inneggiò alla libertà sotto le finestre del marchese d’Azeglio.

27 febbraio 1848, alla grandiosa festa nazionale al primo posto del corteo spicca il drappello dei valdesi, di circa 500 persone scese dalle loro valli, che si era recata in precedenza presso la legazione prussiana per una funzione religiosa; alcuni giovani alla testa del corteo con bandiere con scritto “A Carlo Alberto i Valdesi riconoscenti”.

7 marzo 1848, il governo respinge la richiesta degli israeliti di far parte della guardia nazionale.

21 marzo 1848, 150 israeliti torinesi si dirigono verso il deposito di Chivasso, dove si accolgono i volontari per la guerra a fianco dei lombardi.

29 marzo 1848, agli ebrei del Regno Sardo (dal 1824 erano stati nuovamente risospinti entro il perimetro del ghetto torinese) vengono riconosciuti i diritti civili, non ancora i diritti politici: lo sarebbero stati nel giugno seguente grazie all’entrata in vigore della legge Sineo.

31 marzo 1848, alla sera le case degli israeliti sono illuminate a festa per festeggiare l’emancipazione.

5 aprile 1848, un indirizzo di ringraziamento viene rivolto dal Comitato israelitico di Torino ai giornalisti.

11 aprile 1848, gli israeliti di Torino, anziché manifestare la loro gioia con conviti e luminarie, dopo aver ringraziato Dio con celebrazioni religiose, offrono ai poveri di Torino: 10.000 razioni di pane, 500 lire per le famiglie povere dei soldati al fronte, 400 lire al Ricovero di Mendicità, 400 lire all’Ospedale Cottolengo, 400 lire per gli israeliti poveri, 150 all’ospedale dei valdesi.

Aprile 1848, un decreto luogotenenziale ammette gli israeliti regnicoli alla leva militare.

Ente Responsabile

  • Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino