Scheda: Itinerario - Tipo: Tematico

Locali storici: Farmacie

Torino conserva una considerevole testimonianza di storici locali di farmacia, ambienti di gran pregio negli arredi interni ed esterni, simbolo di un'attività che ha goduto nei secoli di grandissima considerazione.


Periodo di riferimento: XVIII secolo - XX secolo

Translate

Categorie

  • farmacia

Tag

  • locali storici

Nota alla tipologia storica *

La figura professionale dello speziale viene definendosi nel corso dei secoli con il progresso dell'arte sanitaria, favorito anche da interventi legislativi che si occupano con attenzione crescente della tutela della salute pubblica. A Torino nel Cinquecento esistono 24 "piazze" di farmacista autorizzate allo svolgimento della professione. Nel Settecento lo speziale occupa un ruolo di rilievo nella società e opera in uno spazio ben organizzato, ricercato negli arredi e chiaramente strutturato rispetto alle specifiche esigenze. La bottega è suddivisa in due ambienti principali: uno per la vendita e uno per la preparazione dei galenici ove sono ospitati fornelli, distillatori, alambicchi, campane, cucurbite, mortai, pentole, cucchiai, pestelli, crogioli e attrezzi ulteriori. Lo spazio per la vendita ha generalmente armadiature continue disposte lungo le pareti, chiuse con ante nella parte inferiore e a scaffale nella parte superiore. I mobili sono contrassegnati da lettere o numeri per facilitare il reperimento dei prodotti. Le scaffalature alle spalle del farmacista ospitano vasi in porcellana o maiolica, di manifatture liguri e piemontesi, e in molti casi un fastigio formato da simboli farmaceutici o da un orologio completa l'arredo. Il bancone di vendita, quasi sempre con piano in marmo, è in legno con pannelli scolpiti su cui sono riprodotti i principali emblemi della professione: il bastone di Esculapio e la vipera, il cui veleno è componente principale dell'antico rimedio detto Teriaca. Spesso l'ingresso alla farmacia ha un aspetto particolarmente importante con ampio uso di simboli e fregi a decorazione del portale, vetri istoriati e massicci antoni.

Le farmacie di Torino. Luoghi di fascino e cultura, di Arianna Bonafini *

Si dice che la storia di Torino e dell'Italia "si sia fatta nei caffè", ma non meno importanti sono state in realtà le botteghe di speziali e farmacisti, luoghi più discreti e all'apparenza più neutrali, all'interno dei quali, nel segreto dei retrobottega, fervevano idee e insoliti incontri. Si racconta che in città fosse tappa quasi obbligata di intellettuali e carbonari il retro della Regia Farmacia XX Settembre, già Schiapparelli, dove personaggi illustri quali Cavour, Rattazzi e Crispi trovavano ospitalità e anche un assaggio degli speciali elisir della casa, fra i quali è ancora oggi in produzione il rinomato Balsamo di Gerusalemme.

Mondo certo affascinante quello animato dagli eredi degli apothecarii romani, che si distingue ed eleva rispetto alle altre categorie di botteghe per il predominante carattere di alta specializzazione commerciale e che ha visto nel tempo interessanti evoluzioni. Nel Medioevo il maestro speziale imparava l'arte a bottega e, oltre alla vendita di erbe e droghe e alla loro preparazione in composti medicinali, si dedicava anche allo smercio di spezie per usi alimentari, alla preparazione di dolci speziati, alla creazione di profumi ed essenze, saponi e tinture. All'epoca comunale risalgono le prime forme associative: le corporazioni di speziali, le collegiate e l'inquadramento della professione in un sistema seppur approssimativo di controlli. Si arriva infine, ai primi anni del Settecento, alla distinzione fra speziale e farmacista, all'istituzione di corsi di studio per essere ammessi alla professione e alla nascita dei locali chiamati farmacie.

Una storia ricca che ha caratterizzato la vita della città e che merita un breve approfondimento sul periodo tra il Duecento e l'occupazione napoleonica, segnato da numerosi provvedimenti normativi volti a regolarizzare i modi e le funzioni dell'arte farmaceutica nei secoli per garantirne serietà e rigore.

Le prime testimonianze della presenza degli speziali nella vita civile piemontese risalgono ad atti datati 1210, ma è con la metà del Trecento che la categoria professionale assume connotati più precisi: ne è prova l'inserimento della corporazione degli speziali nel numero delle confraternite tenute all'offerta dei ceri in occasione della festa patronale di san Giovanni Battista.

La corporazione degli speziali torinesi, sotto la protezione dei santi Cosma e Damiano, vede le prime forme di regolarizzazione della professione nel Quattrocento; in Piemonte le prime norme in materia risalgono all'epoca di Amedeo VIII, cui segue l'istituzione del Collegio degli speziali, tra il 1575 e il 1581, e i capitoli del 1592 concessi da Caterina d'Austria: questi documenti rivestono la massima importanza poiché prevedono che non si possa esercitare la professione senza l'approvazione del Collegio, ma soprattutto stabiliscono il numero massimo, fissato in 24, delle piazze torinesi, ovvero delle botteghe di spezieria cittadine. Con l'editto del 18 marzo 1732, promulgato da Carlo Emanuele III, tale numero è aumentato in seguito all'incremento di popolazione avvenuto in quegli anni.

Con l'Illuminismo il sistema corporativo conosce una progressiva decadenza con la trasformazione delle associazioni di mestiere da strumenti per la difesa della professione a occasione di controllo da parte del potere centrale.

In questo breve excursus storico non può mancare un cenno sul ruolo dello "speziale di corte", figura importantissima che, oltre a prendersi cura della salute del signore, svolge spesso la funzione di consigliere o testimone. I Savoia, a differenza di altri regnanti, fino al Cinquecento non si dotano di una spezieria di corte, forse a causa dei frequenti spostamenti fra Chambéry e Torino; stabilitisi definitivamente a Torino, nominano speziali di corte professionisti che, pur continuando a esercitare nelle loro botteghe, prestano servizio presso la famiglia ducale e poi reale recandosi quotidianamente a palazzo e preparando i necessari medicamenti: di qui alcune farmacie si sono fregiate del titolo regio.

Torino conserva oggi nel suo tessuto commerciale una testimonianza molto considerevole degli storici locali di farmacia, ambienti di gran pregio negli arredi interni ed esterni, simbolo di una attività che, come si é visto, ha goduto nei secoli di grandissima considerazione. Devantures scenografiche e di gran pregio come quella con cui la farmacia Bosio si affaccia su via Garibaldi; interni caratteristici di metà Ottocento, perfettamente conservati, come nella Regia Farmacia XX Settembre già Schiapparelli; elementi di arredo unici come nella farmacia della Consolata o nella Operti di piazza Vittorio Veneto; curiosi suppellettili, vasi e strumentari propri del mestiere come nella Regia Farmacia Masino di via Maria Vittoria o nelle farmacie Almasio di piazza Statuto e Montanaro di corso Vinzaglio. Questi brevi cenni vogliono, insieme alle schede che seguono, essere un invito a dedicare un po' di tempo a visitare questi ambienti ricchi di tradizione e fascino; fascino rafforzato dai prodotti galenici che in questi locali si producevano, dai nomi curiosi che evocano passate atmosfere: lozioni, infusi, sali, oppiate, elettuari, di cui si conservano ancora ricette e segreti.

Note

* Testi per l'edizione dell'Archivio Storico della Città di Torino, 2006, Negozi e locali, cit. in Biblografia, pp.118, 121-123.

Bibliografia

Temi correlati

Ente Responsabile

  • MuseoTorino, 2017