Scheda: Evento - Tipo: Storico

La codificazione albertina

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Appena salito al trono Carlo Alberto si occupa dell’ammodernamento dei codici del regno, affidando un ruolo importante e delicato al guardasigilli Giuseppe Barbaroux.


Data dell'evento: 1831 - 1843

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Il 28 giugno 1831 Carlo Alberto inaugura i lavori di riforma dei codici che, con la soppressione del Codice napoleonico, erano quelli esistenti ai tempi di Carlo Emanuele III. Obiettivo è l’abolizione delle norme antiquate e contraddittorie e l’ammodernamento dei codici. A tale scopo dà incarico al ministro guardasigilli Giuseppe Barbaroux di presiedere e dirigere apposita Commissione (nella quale si distingue il giovane Federico Sclopis) con il compito di redigere il progetto del codice civile e dei codici di procedura penale e di commercio. Barbaroux si concentra soprattutto sulla redazione del codice civile, ispirato al codice napoleonico e al principio di uguaglianza di tutti i sudditi dinanzi alla legge.

A Palazzo Reale re Carlo Alberto il 20 giugno 1837 promulga il codice civile che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 1838. Esso riordina in un sistema organico le norme giuridiche del regno sardo, richiamandosi sia al codice napoleonico sia alla precedente legislazione sabauda.

Il 26 ottobre 1839 Carlo Alberto promulga il codice penale, anche questo ispirato al modello napoleonico.

Nel gennaio 1840 Carlo Alberto promulga il codice di procedura civile.

28 luglio 1840, Carlo Alberto promulga il Codice penale militare.

30 dicembre 1842, Carlo Alberto promulga il codice di commercio. Esso si ispira ancora una volta al modello napoleonico ma utilizza anche innovazioni introdotte da altri codici stranieri successivi. Punto fondamentale dell’intero lavoro di Barbaroux è la soppressione di maggioraschi e fedecommessi; espunto dal codice civile l’ordinamento delle primogeniture viene ripristinato con un editto dal re, sotto la pressione dell’aristocrazia. Barbaroux rifiuta di sottoscrivere l’editto e, già estenuato dall’immane lavoro svolto, si toglie la vita gettandosi da una finestra del Ministero di Giustizia e Affari ecclesiastici da lui retto per lungo tempo. Il suo corpo viene ritrovato la mattina del 14 marzo 1843 sul lastricato antistante il Palazzo del Governo, dietro al Teatro Regio.

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Ente Responsabile

  • Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino