Scheda: Tema - Tipo: Storia

Biennio rosso a Torino (1919-1920)

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Periodo di forte conflittualità sociale verificatosi in Europa all’indomani della Prima guerra mondiale.


Inizio: 1919

Fine: 1920

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Indice

Cronologia

14-23 Novembre 1919    "Sciopero della multa”
2-3 Dicembre 1919    Scontri
22 Marzo-23 Aprile 1920    “Sciopero delle lancette”
1°-30 Settembre 1920    Occupazione delle fabbriche

Con il termine “Biennio rosso” gli storici indicano un periodo di forte conflittualità sociale verificatosi in Europa all’indomani della Prima guerra mondiale. In Italia esso parte dalle proteste contro il carovita, ma ben presto diventa lo scenario di scontro fra gli industriali, i sindacati – rappresentanti dalla Confederazione generale del lavoro (Cgl) e dalla Federazione italiana operai metalmeccanici (Fiom) – le forze politiche – il Partito liberale di Giolitti e il Partito socialista italiano (Psi) – e gli emergenti Consigli di fabbrica, nati su spinta del movimento dell’Ordine Nuovo, guidato da Antonio Gramsci. Torino è una delle città italiane dove la conflittualità è più alta, grazie alla sua natura industriale e la sua consistente popolazione operaia. All’interno delle continue agitazioni e scioperi che caratterizzano il periodo, emergono il cosiddetto “sciopero della multa”, lo “sciopero delle lancette” e l’occupazione delle fabbriche. Lo “sciopero della multa” inizia il 14 novembre del 1919 come reazione alle multe imposte dagli industriali a tutti gli operai che avevano scioperato nella settimana precedente, e dura fino al 23 novembre. È seguito il 2 e il 3 dicembre da violenti scontri fra operai e carabinieri come reazione alla repressione di una manifestazione socialista a Roma. Gli scontri proseguono per vari giorni e lasciano sul terreno numerosi morti fra gli operai e fra gli studenti dell’Istituto Sommeiller, che vi avevano preso parte. Nel marzo del 1920 parte invece lo “sciopero delle lancette”, nato come reazione al licenziamento di alcuni commissari di reparto alla Fiat che si erano rifiutati di accettare il cambio all’ora legale. L’agitazione dura dal 22 marzo al 24 aprile giungendo a coinvolgere fino a 500.000 operai, e si conclude con la firma di un accordo da parte della Fiom che sconfessa in parte le Commissioni interne di fabbrica. La tensione rimane alta e culmina nel settembre dello stesso anno con l’occupazione delle fabbriche in tutta Italia. Il 1° settembre le principali fabbriche torinesi vengono occupate dagli operai guidati dalle Commissioni interne. L’agitazione assume i tratti di un “esperimento rivoluzionario” dietro ispirazione di Gramsci e dell’Ordine Nuovo. Il lavoro non si interrompe e, al fine di garantire una precisa auto-organizzazione del lavoro da parte degli operai, nascono i Consigli di fabbrica. Il governo sceglie di trattare separatamente con la Fiom che, dopo una consultazione interna l’11 settembre, il 15 settembre firma un accordo che non è accettato da tutti gli operai.  La protesta si esaurisce gradualmente, e fra il 25 e il 30 settembre tutti gli stabilimenti vengono a poco a poco sgomberati e restituiti agli industriali.

Ente Responsabile

  • ISMEL