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altari in marmo : sull incrocio quadrato

s innalza il tamburo e la cupola su pianta

circolare, ottenuta mediante pennacchi.

L ’interno non vasto, presenta uno dei più

graziosi ambienti barocchi chiesastici di

1 orino : oltreché per la buona architettura,

anche per la varietà dei marmi ed il pregio

dei dipinti: la cupola, secondo P. G. I

o

nello, fu decorata da Luigi \anier (1689)

invece che da A. Milocco come general­

mente si crede. Anche la chiesa rii S. Roc­

co si deve a Francesco Lanfranchi; fu co­

minciata nel 1667; l’interno è assai note­

vole per le sue belle proporzioni e per di­

ciotto magnifiche colonne marmoree che

l’adornano: la pianta è ora a croce greca:

sull’incrocio in forma di ottagono, s’innal

za la cupola ottagonale. E’ pure attribuita

al Lanfranchi la Basilica Magistrale del-

l’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, rico­

strutta nel 1679. La pianta è a croce greca:

l’incrocio è di forma ottagonale segnata da

otto magnifiche colonne marmoree, il cui

fusto è arricchito da zone di bastoncini in

rilievo: il tamburo e la cupola posano su

base ovoidale di forma poco suadente (I).

Anche la chiesa della SS. Annunziata,

all’angolo di via Ospedale e via Carlo A l­

berto, delle monache turchine o celestine,

era del Nostro ; aveva la pianta a croce gre­

ca : il tamburo della cupola, simile a quel­

lo della Visitazione, un anno fa. sorgeva

ancora sopra il tetto delle case: ora venne

demolito. Anche la chiesa di S. Giuseppe

in via S. 1 eresa sarebbe sorta su disegno

del Lanfranchi poco dopo il 1683; essa era

priva di facciata di cui non esisteva che la

bella porta d ’ingresso in marmo di Frabo

sa ; la pianta è a croce latina, sull’incrocio

della quale, s’innalza una bella cupola a

base circolare. In Caramagna Piemonte si

ammira la semplice ed armonica chiesi»

della Confraternita di S. Croce, eretta dal

lanfranchi architetto di S. A. R. nel 1668,

col lauto emolumento di L. 16 pel disegno

e di L. l ì . 50 per la trasferta. (G. Gallo.

(tigli e

ro.se

. I orino). Ld alcuni lavori del

Nostro saranno stati trasformati o scompar­

vero; altri ne saranno, non ancora cono­

sciuti.

Intorno alla figura di Francesco Lan-

franchi che dagli autori sovente è stato con­

fuso col figlio Carlo Emanuele, ecco le in­

formazioni che ho potuto fin ora racco­

gliere.

Dal manoscritto del barone A. Manno,

conservato nella Biblioteca di S. M.. rela

tivo al Patriziato subalpino, ad vocem Lan

franchi, si legge che Francesco appartene­

va all’antica e nobile famiglia chierese dei

Lanfranchi dei Balbo; ricordando io che

dal patriziato piemontese in ogni epoca sor­

sero insigni architetti. Suo padre si chia­

mava Ottavio, mentre il Torelli nella sua

Genealogia manoscritta lo dice figlio di un

Matteo notaio a Iorino (I 569). Francesco

sposò Paola Margherita di Balbo Simeoni

di Chieri ed ebbe un figlio Carlo Emanuele

morto addì 6 luglio 1721. Questi fu A iu­

tante di camera di Carlo Emanuele

II

e di

Vittorio Amedeo II, governatore di Mi-

rafiori, come il padre, ed ingegnere di

S. A. R. : sposò Maria Maddalena del dot­

tor Lorenzo Argenta. Nella Descrizione del

Reai Palazzo di I orino di Clemente Rove­

re ( I orino. 1858) più volte è nominato Car­

lo Emanuele Lanfranchi come autore di

varie opere di architettura, pittura e deco­

razione in quel palazzo, tra il 1684 ed il

1690.

Da un documento del 6 marzo 1684 ri­

portato dal Rovere (pag. 66) si rileva che

quegli, chiamato Aiutante di camera ed in­

gegnere di S. A. R. (Vittorio Amedeo 21),

aveva fatto i disegni |>er la fabbrica del Pa­

diglione che riguarda levante e mezzanot­

te. La famiglia ebbe lunga ed illustre di-

(I) Nel! opera eli

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strale Jet SS Maurizio c Lazzaro

(Tonno. 1860} r detto

che Francesco l.anfranch: rra nato in Tonno r che t »uoi

<Ìj*euni della Bandita furono invano cercati «tal! art hitet

to \1oMct au’ore «irlla facciata lapidea