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farne il disciplinato esercito del lavoro ita­

lico.

E come un giorno erano stati gli Ammi­

nistratori del Comune che avevano collabo­

rato a dare all’ A . G. O. una sede, così oggi

furono i vari organi del regime che vollero

concorrere a risolvere la situazione compli­

cata sorta dal gesto della rivoluzione. E il

Partito, nella persona dell’on. Basile, il Co­

mune, nella persona del suo primo Magi­

strato ( I ), il Governo, a mezzo del Prefetto

S. E. Maggioni, gli organi centrali sinda­

cali, l ’on. Malusardi col suo zelo appassio­

nato, tutti assieme collaborarono perchè la

Casa dei Lavoratori potesse farsi tempio del-

l ’ italica fatica dei produttori torinesi.

Dopo lungo periodo di lavoro di adatta-

L a p i d e

f o a d a i i o a c

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L a p i d e a d A m o * M n i m o l t i

mento, al IO novembre, dopo che il Sacer­

dote di Cristo ebbe benedetto la rinata Casa,

i lavoratori, con selva di gagliardetti, apri­

rono le porte da anni sbarrate ed entrarono,

al suono dell’inno al Lavoro italiano di Ma­

scagni e Rossoni e al suono di « Giovinez­

za » , nella Casa che il Fascismo loro ri­

donava perchè tra le mura rinnovate non più

sorgesse la bestemmia, ma bensì l’inno al

fecondo lavoro compiuto in nome di un in­

teresse collettivo che si impernia sulla realtà

insopprimibile della Patria. E vi entravano

recando omaggio di fiorì e di pensiero al

martire Maramotti.

Questo il contenuto ideale della funzione

del 10 novembre, vediamo ora come sia or­

ganizzata la Casa dei Sindacati, che vera-

»

t

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