

chiusi tra gli edifizi di una vasta azienda ru
rale. Noto subito che avanti ed in vicinanza
della chiesa, si vedono grossi blocchi di
gneiss con (accia piana da una parte e l'op
posta a forma piramidale, evidenti residui
del pavimento della strada romana, dissot
terrati nelle vicinanze; la tradizione locale
raccolta dai vecchi, afferma ancora adesso la
provenienza rcmana di quelle grosse pietre.
La chiesa di limitate dimensioni, orienta
ta con l'abside verso levante, consta dì una
sola navata, tagliata nella sua estremità
orientale da un transetto ; sul lato orientale
di questo si sviluppano un’abside semicir
colare centrale e due laterali più piccole ;
tipo di pianta che ricorda quella di S. Mas
simo di Collegno e di S. Maria della Spina
in Brione di Val della Torre; può darsi che
nella muratura sia sparso qualche pezzo di
laterizio romano. 1 muri delle absidi minori
sono stati intonacati e seminascosti da ag
giunte posteriori; la maggiore invece, rap
presentata nelle fotografìe, ci presenta nella
sua parte inferiore, il suo bellissimo muro
iti curva, di grossi mattoni in vista, di cui
molti striati, secondo l ’ uso romanico; esili
colonne tonde con capitellini di pietre ed
una bella cornice in cotto di archi a pieno
centro, che si incrociano, dando luogo ad
archetti acuti ; motivo elegante molto diffu
so nel periodo romanico e poi nel gotico,
del quale Sir Arthur Kingsley Porter indica
il più antico esempio nostrano nella chieset
ta del cimitero di Brusasco (circa 1130).
Le finestrelle arcate furono otturate; in
consultamente invece se ne aprirono altre ;
però una rimane sul lato nord del braccio
del transetto verso mezzanotte; essa è in
cotto, a strombatura, molto diligentata; so
pra tale finestra, nel frontone del transetto,
si apre un curioso occhio, con transenna
crociforme in laterizio. La chiesa doveva
essere coperta da tetto in vista; le absidi,
da volte a semicatino ; il braccio del transet-
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to a sud, che ora funziona da sagrestia, è
coperto da una bella volta romanica a cro
ciera con cordoni a sezione rettangolare. Sa
rebbe interessante indagare se sotto il pre
sbiterio esistesse una cripta, come nella non
lontana chiesa di San Mauro. 11 chiostro si
sviluppava a mezzogiorno della chiesa ; le
sue mura in parte sono antiche; però ora
non presenta più interesse di sorta ; il pozzo
si trova in posizione eccentrica del cortile.
I caratteri stilistici di quanto rimane di ro
manico, romanico indigeno piemontese,
confermano che i resti appartengono alla
prima costruzione del Podisio ; cioè risalgo
no all’ incirca alla metà del secolo XII ; ciò
che per la storia dell’architettura romanica
piemontese è assai importante.
II campanile fu eretto posteriorrmnte so
pra il braccio nord del transetto, «tene rap
presentato nelle fotografìe. E’ una gran tor
re campanaria a base quadrata, alta circa
24 metri, divisa in sei piani da decorazioni
in cotto, cioè archetti acuti su mensolette,
mattoni disposti a dente di sega, mattoni
sostenuti da dentelli in cotto; le finestre,
per la maggior parte otturate, sono bifore
moderatamente archiacute, di cui mancano
le colonnette; manca pure la cuspide del
campanile, che sovente servì da vedetta. Lo
stile è il gotico piemontese primitivo per cui
attribuisco la costruzione della torre alla fine
del secolo XIII od al principio del secolo se
guente.
La decorosa facciata barocca, rappresen
tata nella fotografia, fu eretta nel 1760 dal
cardinale Giovanni Battista Roero (Johan
nes Baptista Rotarius) arcivescovo di Tori
no, come si legge sopra una lapide marmo
rea, ornata dello stemma cardinalizio colle
tre ruote, murata sopra la porta della chie
sa. Il Roero dei conti di Pralormo fu vesco
vo di Acqui, poi nominato arcivescovo di
Torino nel 1744; cancelliere e cavaliere
dell’Ordine Supremo della SS. Annunzia-
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