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GII ISTITUTI SALESIANI DI TORINO
Il 18 ottobre 1858 verso le ore nove io
entravo neH’Oratorio di San Francesco di
Sales. Un buon sacerdote, che seppi poi
chiamarsi D. Alasonatti, mi mandò tosto in
una scuoletta, ove mi trovai a fianco d un
altro ragazzo, mio coetaneo, arrivato appe
na quattro giorni prima, certo
Paolo Albe
ra.
Nel pomeriggio fui avvicinato da
D. Bo
sco,
allora sul fiore della virilità, che mi ac
carezzò e confortò con soavi parole, che mi
penetrarono l’ anima. Nello studio ci assi
steva un chierico ventenne, molto serio, ma
di aspetto angelico.
Michele Rua.
Così il primo giorno avvicinai il Padre
amato da tutti i giovinetti, fondatore della
Pia Società Salesiana, e i suoi due primi
degnissimi successori. Michele Rua, che
considerai come fratello maggiore, e Paolo
Albera, che fu mio compagno di studio.
L ’Oratorio era una piccola e disadorna
casa, che Don Bosco dopo diciassette anni
di faticoso lavoro ( 1841 -1858) aveva potuto
erigere, con una chiesetta ; io contavo il nu
mero 180 dei giovani ricoverati, artigiani e
studenti.
Dieci anni dopo la Casa era di molto in
grandita, e ospitava parecchie centinaia di
giovani ; elevavasi solenne il Santuario di
Maria Ausiliatrice, e parecchi Istituti in no
me di D. Bosco sorgevano qua e là in Pie
monte.
Venti anni di poi affranto dalla fatica as
sidua spirava D. Bosco; ma il suo nome
era già venerato in tutta Europa e in Ame
rica, ove in numerose Case migliaia di gio
vani benedicevano al Suo nome, mentre
missionari ferventi e coraggiosi diffondeva
no nella Patagonia e nella Terra del fuoco
col Vangelo la civiltà cristiana.
Lo spirito immortale di Don Bosco, ac
colto da Dio nelle sfere celesti, sopravvisse
anche in questa valle di lagrime nei com
pianti successori Michele Rua e Paolo A l
bera e nell’attuale Rettor Maggiore Filip
po Rinaldi (che Dio lungamente conservi !).
Si compiva infatti nel secolo XX il più gran
de miracolo dei tempi nostri, avviato da
Don Bosco nel secolo XIX. 11 miracolo è
rappresentato dalla tabella statistica qui an
nessa; quelle cifre sono più eloquenti di
qualsiasi poema ed esprimono maraviglio
samente la grandezza della missione com
piuta.
Il contadinello dei Becchi di Castelnuovo
d ’Asti, che con la fede intensa e l’opera fe
conda, e con l ’ assidua assistenza divina
compì il miracolo, è ora venerato sugli al
tari da 300 milioni di cattolici sparsi per
tutto il mondo, ove centinaia di migliaia di
giovani lo invocano in tutte le lingue come
padre e protettore celeste.
lo, che dopo il mio venerando Maestro
Don Francesia, sono ornai il più anziano
dei sopravvissuti alunni di D. Bosco, mi sen
to vivamente commosso di poterne, nel gior
no della Sua Beatificazione, ricordare nella
Rivista del Comune di Torino, che ospitò
come figlio suo D. Bosco, le istituzioni sa
lesiane, che fioriscono in questa città, dif
fondendo sopra di essa il profumo di tutte
le virtù cristiane congiunte ad un alto sen
so di attivo ed efficace amor patrio.
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